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Zika, rischio contagio per quattro milioni

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Zika, rischio contagio per quattro milioni

  • –Francesca Cerati

Le zanzare geneticamente modificate potrebbero essere un potente strumento contro una serie di malattie diffuse da virus e parassiti, come malaria, dengue, zika, ebola e leishmaniosi viscerale (Kala Azar), «che rappresentano, insieme a colera, morbillo e meningite, una sempre maggiore minaccia alla salute delle persone e potrebbero potenzialmente trasformarsi in epidemie nel corso del 2016» come mette in luce Medici senza frontiere. Un allarme recepito dalla stessa Oms, che ha convocato con urgenza una riunione dell’International Health Regulations’ Emergency Committee per indicazioni sull’epidemia crescente di Zika e per sollecitare un’azione globale.

Il virus zika è già presente in 21 paesi su 55 del continente americano, ma la zanzara responsabile della trasmissione, l’Aedes Aegypty, la stessa che può trasmettere la febbre dengue e il chikungunya, è in realtà una specie diffusa in tutto il continente con le sole eccezioni del Canada e del Cile. I casi confermati di microcefalia in Brasile tra ottobre 2015 e il 23 gennaio 2016 sono stati 270 e di questi sei sono stati associati al virus Zika, che è comparso anche in Europa (in Italia, Gran Bretagna, Portogallo, Danimarca e Svizzera, i casi però sono stati tutti d’importazione, cioè di persone che hanno contratto il virus nel 2015 nei paesi interessati dall’epidemia e che sono guarite, perché il virus crea effetti gravi se contagia le donne in gravidanza.

Gli epidemiologi infatti tranquillizzano, sottolineando che questo virus non è naturalmente presente in Europa e non vi sono evidenze di trasmissione da uomo a uomo. Il motivo per cui Zika sta però allarmando le autorità sanitarie, dai Centri statunitensi per la prevenzione e controllo delle malattie Cdc all’Organizzazione mondiale della sanità, è che sembra colpire in maniera grave i feti nel grembo di donne infettate: gli esperti indicano infatti un possibile legame del virus con la comparsa di gravi patologie nei neonati, come la microcefalia fetale che, caratterizzata da uno sviluppo minore del cranio, può determinare seri ritardi cognitivi e problemi alla vista e all’udito.

I Cdc americani avvertono quindi che «a un mese dalla nascita, se c’è la possibilità che i neonati possano aver contratto l’infezione, devono ricevere una valutazione ad hoc della vista e dell’udito. E a sei mesi una visita per verificare la presenza di anomalie neurologiche». Un studio pubblicato sulla rivista “Lancet” ha riferito che tre bambini in Brasile con microcefalia e una presunta infezione da virus Zika avevano anche problemi alla vista a due o tre mesi dalla nascita. Un bimbo presentava una grave degenerazione maculare. «Anche se il bebè non ha una microcefalia ma è nato da madre infettata dal virus Ziga durante la gravidanza, è fondamentale sottoporlo a test specifici per prevenire ulteriori complicazioni», avverte l’American Academy of Pediatrics. Questa «epidemia brasiliana» non deve farci dimenticare la lezione di ebola. Da qui parte l’appello lanciato dalle colonne di “Jama” da due scienziati dell’O’Neill Institute for National and Global Health Law di Georgetown (Usa), Daniel Lucey - specializzato in malattie infettive - e Lawrence O. Gostin. Gli esperti richiamano il caso Ebola e spiegano che in quel contesto la mancanza di un intervento deciso dell’Oms nella fase iniziale della crisi probabilmente è costata migliaia di vite. Una lezione da non dimenticare perché, avvertono, anche oggi potrebbero verificarsi gravi conseguenze se non si intraprende immediatamente un numero maggiore di azioni contro il virus che tormenta Centro e Sud America. A innalzare la preoccupazione, sottolineano i due scienziati, è l’emergere di un possibile collegamento con la sindrome di Guillain-Barré e con difetti neurologici alla nascita (microcefalia), osservato in alcuni paesi colpiti. Recenti modelli sull’andamento della malattia, poi, «prevedono una significativa diffusione internazionale del virus», sostenuta da «viaggiatori che si spostano dal Brasile verso il resto delle Americhe, l’Europa, l’Asia», scrivono.

Anche il presidente Barack Obama ha chiesto di velocizzare la ricerca per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle infezioni causate da zika. E proprio il governo statunitense sta avviando la ricerca per mettere a punto un possibile vaccino. I risultati non sono comunque attesi nell’immediato, anche se ci sono vaccini in diversi stadi di sviluppo per altri virus della stessa famiglia come i virus della dengue, West Nile e chikungunya, che offrono un modello per creare qualcosa di simile contro Zika.

L’attesa potrebbe generare più interesse per le nuove tattiche di controllo della zanzara, come quello in fase di test in Brasile. Pochi giorni fa la città brasiliana di Piracicaba ha detto di voler espandere l’uso di zanzare geneticamente modificate per combattere la zanzara Aedes aegypti. Le zanzare Ogm sono state create da Oxitec, una società britannica acquistata di recente da Intrexon, società di biologia sintetica del Maryland. L’azienda ha rilasciato i bug in alcune parti del Brasile e nelle Isole Cayman per combattere la febbre dengue. La modifica genetica fa in modo che la loro progenie muoia rapidamente, causando il crash della popolazione di insetti.

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