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Bruxelles: contributo pro-Turchia fuori deficit

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Bruxelles: contributo pro-Turchia fuori deficit

  • –Beda Romano

BRUXELLES

La speranza dell’establishment comunitario è che l’incontro di ieri tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Matteo Renzi allenti le tensioni tra i due grandi paesi dell’Unione, provocate soprattutto da parte italiana più che tedesca, e in concreto sblocchi il pacchetto di aiuti finanziari che i Ventotto hanno promesso alla Turchia per aiutare Ankara a gestire e contrastare l’arrivo in Europa di migranti provenienti dal Vicino Oriente.

Le parole di ieri del presidente del Consiglio a Berlino dopo il suo colloquio con la signora Merkel fanno ben sperare qui a Bruxelles: «Conosciamo (…) le difficoltà che derivano da un afflusso smodato di donne e uomini – ha detto Renzi –. Non abbiamo nessun problema né con la Turchia né con la Germania. L’Italia è disponibile a fare la sua parte, stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano alcune risposte su alcuni quesiti formulati per le vie brevi sul modo di intendere e concepire questo contributo».

Alla fine di novembre, i Ventotto e la Turchia si sono messi d’accordo per un pacchetto di aiuti da tre miliardi di euro. L’intesa tra i paesi membri prevedeva che 0,5-1,0 miliardi di euro sarebbero giunti dal bilancio comunitario, e che 2,0-2,5 miliardi dai bilanci nazionali. A un certo punto, all’inizio di gennaio, l’Italia ha deciso di ostacolare l’iter decisionale, chiedendo che l’intero ammontare provenisse direttamente dal bilancio comunitario (si veda Il Sole/24 Ore del 15 gennaio).

L’ipotesi è stata considerata, anche su pressione di altri paesi membri, ma vi sono evidenti difficoltà a trovare denaro nelle pieghe delle finanze comunitarie, almeno nel breve termine. Dalle parole di Renzi ieri a Berlino sembra che l’Italia sia pronta a questo punto a versare la propria quota degli aiuti alla Turchia direttamente dal bilancio nazionale, purché la somma non venga calcolata nel disavanzo pubblico ai fini delle regole del Patto di stabilità e di crescita.

Alla richiesta ieri di una reazione, la Commissione europea non ha voluto commentare. A quanto risulta, tuttavia, l’esecutivo comunitario ha già chiarito da tempo il modo in cui il versamento nazionale verrà conteggiato da parte di Bruxelles alla luce delle regole di bilancio. La domanda era stata posta da numerosi paesi membri. L’esecutivo comunitario ha preso posizione, assicurando che il versamente non sarebbe stato preso in conto nel calcolo del deficit pubblico secondo le norme del Patto.

Se queste informazioni sono corrette, non si può escludere che il premier si sia detto ancora in attesa di una risposta della Commissione per apparire sempre combattivo agli occhi della pubblica opionione o per mantenere incerta la sua posizione agli occhi dei suoi partner fino alla decisione finale. Comunque, a questo punto, la speranza qui a Bruxelles è che quando i diplomatici europei torneranno a discutere del pacchetto finanziario la partita si possa sbloccare.

La questione dell’accordo con la Turchia è il nodo italo-tedesco più evidente e attuale a livello europeo. «Abbiamo parlato anche della questione dei profughi e dell’accordo con la Turchia, la cui attuazione è urgente», ha ammesso ieri la stessa signora Merkel durante la conferenza stampa insieme al premier italiano. La cancelliera tedesca vede nell’intesa con Ankara un tassello essenziale della strategia europea per arginare l’arrivo di profughi nell’Unione.

Dall’applicazione dell’accordo dipende una riduzione del numero degli arrivi in Europa in un momento in cui i massicci flussi migratori stanno inducendo alcuni paesi a reintrodurre i controlli alle frontiere interne dello Spazio Schengen, mettendo drammaticamente a rischio il principio della libera circolazione delle persone e delle merci (si veda Il Sole 24 Ore del 26 gennaio). Secondo Fabrice Leggeri, direttore di Frontex intervistato da Der Spiegel, un altro milione di rifugiati potrebbe sbarcare in Europa nel 2016.

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