Mondo

Irlanda al voto il 26 febbraio, il governo scommette sulla ripresa

  • Abbonati
  • Accedi
CONVOCATE LE ELEZIONI

Irlanda al voto il 26 febbraio, il governo scommette sulla ripresa

Il premier irlandese Enda Kenny scommette sulla ripresa e convoca le elezioni politiche per il 26 febbraio prossimo, alla ricerca di un secondo mandato che ne farebbe il primo leader europeo a ottenere la riconferma al governo dopo un percorso di austerity.

Il mandato di Kenny sarebbe scaduto ai primi di aprile e dunque il voto era programmato; spettava però a lui fissare la data, che ha comunicato via twitter mentre scioglieva il Parlamento in scadenza e annunciava che la prima riunone della nuova Camera bassa si terrà il 10 marzo.

Sarà dunque una campagna elettorale brevissima che proprio il premier, leader del Fine Gael, il partito conservatore di maggioranza, ha inaugurato subito con un video postato su Twitter. «Cinque anni fa - ha sottolineato Kenny - l’Irlanda era sull’orlo del collasso e la sua reputazione in pezzi. Cinque anni dopo abbiamo ancora molte sfide, ma i nostri conti pubblici sono stati risanati, l’economia cresce di nuovo, più di tutti gli altri Paesi Ue, e non siamo più sotto programma di salvataggio. Questo voto dirà chi deve portare avanti la ripresa».

I numeri sono in effetti dalla parte del governo. Uscita alla fine del 2013 da un bailout internazionale da 67,5 miliardi, seguito allo scoppio della bolla immobiliare e alla conseguente crisi finanziaria, l’Irlanda cresce oggi a ritmi che sfiorano il 7%; il deficit
è appena sopra il 2% del Pil; il debito rimane alto (al 97% del Pil) ma è comunque calato di 23 punti percentuali rispetto al 2012; la disoccupazione in gennaio è scesa all’8,6%, dopo che nel 2012 aveva superato il 15%; il Paese ha recuperato infine pieno accesso ai mercati, con i bond decennali che viaggiano a un rendimento dello 0,95% dopo aver toccato, all’apice della crisi, il 14,2 per cento.

Potrebbe tuttavia non bastare, sia perché dietro gli indicatori possono nascondersi delle ombre - una ripresa che non è uniforme, soprattutto tra città e campagna, il pedaggio “sociale” dell’austerity che ancora si fa sentire su una parte consistente della popolazione - sia perché il partner del Fine Gael sono i Laburisti, a picco nei sondaggi. Se infatti il partito di Kenny è dato al 30%, in calo dal 2011 ma comunque saldamente in testa, i Laburisti, penalizzati nella percezione dell’elettorato dalle politiche di rigore attuate dal governo, vedono i loro consensi dimezzati; insieme i due partiti non raggiungono il 40%, mentre nel 2011 avevano il 55% dei voti.

Il rischio è dunque uno scenario di difficile governabilità simile alla Spagna, a meno che non entrino nella compagine di governo deputati indipendenti oppure si formi una nuova maggioranza tutta di centrodestra, che affianchi al Fine Gael il Fianna Fail, il partito che governava nella legislatura precedente, uscito nettamente ridimensionato proprio dalla gestione della crisi e oggi dato al 20 per cento. Al 20% sono stimati anche i consensi per i nazionalisti di sinistra del Sinn Fein, quelli che più potrebbero cavalcare la protesta anti-austerity. Difficilmente però il partito, erede del braccio politico dell’Ira, troverà alleati per salire al governo.

© Riproduzione riservata