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Germania, crescita record dei salari reali: mai così alta da un quarto di secolo

Introduzione del salario minimo, piena occupazione, buone prospettive di crescita e inflazione molto bassa, quasi a zero. Sono gli ingredienti dell’aumento record dei salari registrato in Germania nel 2015. Un record che non si vedeva da quasi venticinque anni.

Le buste paga dei tedeschi sono cresciute in termini reali del 2,5 per cento, il tasso più elevato dal 1992 la ragione principale del balzo è stata l’inflazione (non armonizzata) inchiodata allo 0,3 per cento su base annuale. L’aumento nominale delle retribuzioni è stato pari quindi al 2,8 per cento. Così, mentre il mancato incremento dei prezzi al consumo preoccupa la Banca centrale europea e il suo presidente Mario Draghi, l’effetto positivo sulla crescita si fa sentire soprattutto in Germania.

Punte del 3,4 per cento di aumento sono state ottenute dal potente sindcato Ig Metall per i tre milioni e mezzo di lavoratori del settore metallurgico (auto soprattutto). E quest’anno potrebbe andare persino meglio: l’incremento chiesto va dal 4,5 al 5 per cento.

Una situazione indubbiamente favorita dalla piena occupazione del paese che si conferma, come sottolineano gli analisti, anche a inizio 2016. «Il mercato del lavoro - scrive Rolf Schneider di Allianz - resta in ottima forma: a gennaio per il quarto mese consecutivo il numero dei disoccupati è sceso di 20mila unità mentre gli ultimi dati sugli occupati dicono che a dicembre 2015 il loro numero è aumentato dell’1 per cento rispetto all’anno precedente». In aprticolare, è cresciuto molto - del 2,5% - il lavoro soggetto a contributi previdenziali regolari, nel senso che stanno diminuendo i mini-jobs.

I mini-jobs calano per effetto dell’introduzione del salario minimo di 8,50 euro all’ora, avvenuta a gennaio, riforma fortemente voluta dai socialdemocratici e imposta alla Cdu di Angela Merkel come condizione per formare il governo di grande coalizione.

I salari reali in crescita hanno dato la spinta necessaria perché i consumi privati diventassero, insieme alla spesa pubblica, il motore trainante del Pil tedesco 2015: 1,5% rispetto a una variazione annua dell’1,7 per cento. Quest’anno il fenomeno dovrebbe accentuarsi mettendo sempre più in secondo piano il commercio con l’estero.

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