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Primarie Usa, il verdetto del New Hampshire

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seconda tappa elettorale

Primarie Usa, il verdetto del New Hampshire

Manchester - Gli svincoli di ogni autostrada, strada statale o di campagna del New Hampshire sono zeppi di manifesti elettorali, manifesti di plastica soprattutto rossi e blu, infilati su una piccola struttura di metallo piantata per terra. I nomi sono sempre quelli, Cruz, Hillary, Rubio, Jeb, Kasich, Bernie, persino Carly Fiorina, ormai sparita dalla corsa per la nomination per la Casa Bianca del 2016. Stranamente manca Donald Trump. Ma lo vediamo in televisione, di nuovo affollatissima da mille spot di tutti i candidati in corsa.

Dopo l'Iowa, oggi tocca al New Hampshire essere lo stato chiave, si terranno qui martedì 9 febbraio le prime primarie di questa corsa per la nomination. In campo repubblicano, chi ha fatto male in Iowa, come Bush o Kasich, i governatori che sulla carta avevano ottime credenziali, è alla prova del fuoco: se non dovessero avere almeno un 10% ciascuno, potrebbero ritirarsi. Per Marco Rubio che ha fatto meglio del previsto in Iowa, c'è una coda molto positiva. Era appena al 9% nei sondaggi repubblicani di alcuni giorni fa e ora è balzato al 16% . Lo abbiamo seguito Bow, qui in New Hampshire e abbiamo capito perché riesce a imporsi: è giovane, preparato naturale e serio sta incalzando Trump in testa con un largo margine del 30,7%. Ted Cruz, il senatore del Texas che ha vinto l'Iowa si deve accontentare del 12%. E da qui a martedì le cose potrebbero cambiare ancora. Bilancio repubblicano? Trump, che ha condotto una campagna molto oculata ( e forse con qualche conflitto di interesse, ha speso solo 12 milioni di dolalri finora e ha dato incarichi ad amici) dovrebbe vincere con tranquillità. Ma la vera domanda è quanto riuscirà a salire Rubio in questi due giorni? Il senatore della Florida, figlio di immigrati cubani sta conquistando sempre più attenzione nell'opinione pubblica americana con la storia della sua vita, vita difficile, ma vita realizzata, tipica di quel sogno americano che oggi gli Stati Uniti hanno perduto. Cruz, figlio di un predicatore, a sua volta religiosissimo e anche lui come il padre, con l'impronta del predicatore nei suoi comizi, non farà' bene in New Hampshire ma è ben messo su base nazionale, ha ancora un gradimento del 20% contro il 13% di Rubio e il 33% di Trump.

In campo democratico, Bernie Sanders, il senatore del Vermont, l'idealista, il 75enne che ha ispirato e trascinato schiere di giovani universitari con la sua rivoluzione, «Dal popolo per il Popolo» è in netto vantaggio su Hillary Clinton qui in New Hampshire, nel cortile di casa sua, il 55,6% contro il 38,9% per la ex First Lady. Hillary sta passando un momento non facile. È sotto attacco anche feroce di Bernie, che la considera una «moderata e non certo una progressista»; è sulle prime pagine dei giornali per il problema che ha avuto con le email top secret inviate dal suo serve privato quando era Segretario di Stato. E in un momento in cui l'America vuole voltare pagina sicuramente soffre per essere allo stesso tempo un volto del passato e un figura dell'establishment politico americano. Alla lunga però Hillary dovrebbe far meglio. Gia in Carolina del Sud dove si voterà fra qualche settimana ha un vantaggio del 62% contro Sanders che ha solo il 32%. E su base nazionale ha il 50.4% contro il 36,4% per Sanders. Ma dal New Hampshire, come è successo con l'Iowa, potrebbero venire i semi del cambiamento tendenziale che vede oggi due personaggi in ascesa, Sanders per i democratici e appunto Rubio, su cui si sta focalizzando l'interesse e l'appoggio del partito, per i repubblicani. Da qui si passerà al su e poi rapidamente, il primo di marzo, al Supertuesday, grande raggruppamento di voti con ben 14 stati in lizza. Per allora , per la metà di marzo, il quadro nazionale sarà certamente più chiaro.

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