La cancelliera tedesca Angela Merkel vola questa mattina ad Ankara per un incontro decisivo con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e con il premier Ahmet Davutoglu. «Non le piace, ma ha bisogno di lui», titola il settimanale Der Spiegel - che come tutti i media tedeschi ha la notizia in testa alla homepage - sotto a una foto di un precedente incontro tra Erdogan e Merkel. L'obiettivo del viaggio è uno solo: frenare il flusso di profughi che dalla Turchia cercano di entrare nello spazio Schengen.
I governi di Berlino ed Ankara si sono incontrati a ripetizione in quest'ultimo periodo, già tre volte dall'inizio dell'anno: alla Conferenza di Londra dei Paesi donatori per la Siria e pochi giorni fa a Berlino per consultazioni bilaterali tra i due Paesi; ma anche al vertice Ue-Turchia di fine novembre e al G20 ad Antalya e nel corso di una visita di Merkel ad Istanbul a metà ottobre.
Il capo dell'esecutivo tedesco, che ne ha parlato anche ieri sera a cena con il presidente francese François Hollande, vuole riuscire a costringere il governo di Ankara a controllare sul serio i suoi confini per impedire la fuga via mare verso le isole greche di migliaia di profughi: solo a gennaio già in 70mila sono riusciti ad imbarcarsi dalle sponde turche, per poi raggiungere i Paesi del Nord-Europa, primo fra tutti la Germania, attraverso la Via dei Balcani. In vista del decisivo (ma sono tutti sempre decisivi alla vigilia) vertice Ue del 18-19 febbraio, Merkel ha assoluta necessità di incassare un successo per giustificare la sua politica di accoglienza, che la vede sempre più isolata in Europa, e rassicurare contemporaneamente i suoi elettori sul fatto che gli arrivi dei profughi cominceranno a diminuire.
L'Ue ha già promesso alla Turchia 3 miliardi di euro per convincerla a tenere i profughi sul suo territorio. Cosa potrebbe offrire ancora Merkel per incassare un risultato? Alcune voci ipotizzano semplicemente un aumento dell'offerta, a 5 miliardi di euro; oppure qualche apertura alla richiesta della Turchia che vorrebbe libertà di ingresso per i suoi cittadini in Europa già da metà 2016.
I riflessi di politica interna
In Germania nel 2017 ci saranno le elezioni legislative ma intanto si terranno elezioni in cinque Laender su 16 complessivi (in tutto riguardano circa ventuno milioni di abitanti su 80 milioni complessivi). In Italia, per fare un paragone, abbiamo ben 20 regioni con soli 60 milioni di abitanti.
A marzo si voterà in Renania Palatinato (4 milioni), poi toccherà al Baden Wurtenmberg (10 milioni) e infine alla Sassonia Anhalt (2 milioni di elettori). A settembre in Mecklemburg (1,6) e a Berlino (3 milioni). Per il Cancelliere Merkel sarà un test fondamentale in un momento molto delicato con i sondaggi che la vedono in calo proprio sul tema caldo dell’accoglienza dei migranti che ha profondamente spaccato il paese e ha dato forza al partito di destra Alleanza per la Germania.
Un testa che se fallito potrebbe significare un possibile cambio la vertice della Cdu magari a favore del potente ministro delle Finanze Wolfagang Scaheuble, un “falco” sul tema dei conti pubblici e nelle politica di austerità.
Le critiche dei media turchi alla Merkel
«I giornalisti sono in prigione, non lo sai?». E’ la scomoda domanda che il quotidiano turco di sinistra Cumhuriyet ha rivolto alla cancelliera tedesca Angela Merkel, in visita ad Ankara per discutere soprattutto di migranti. La domanda, in tedesco e turco, domina la prima pagina del quotidiano, accanto a una foto della Merkel. Nell'articolo, si accusa il capo del governo di Berlino di avere interesse solo per la questione dei migranti e si ricorda che nella capitale turca non incontrerà alcun rappresentante dell'opposizione o di organizzazioni non governative. Il quotidiano rincara poi la dose, scrivendo che la Merkel ignora deliberatamente i principi di base dell'Unione europea, come i diritti umani, la democrazia, la libertà di pensiero e quella dei media. Il direttore di Cumhuriyet, Can Dundar, e il corrispondente da Istanbul, Erdem Gul, sono agli arresti dallo scorso novembre, con l'accusa di sostegno a un gruppo terroristico armato. Le manette sono scattate dopo che il quotidiano ha pubblicato un articolo e alcune foto di un camion carico di armi che dalla Turchia partiva per la Siria. Altre decine di giornalisti turchi sono sotto processo o sono già stati condannati per articoli critici nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan o del governo.
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