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IL nodo dei Migranti

Ultimatum Ue alla Grecia: c’è il doppio rischio di un’uscita da Schengen e della trasformazione in zona-cuscinetto

L'ipotesi di creare un campo profughi da 400mila posti nella capitale greca e considerare di fatto la Grecia fuori dell'area Schengen si fa strada sempre di più a Bruxelles e tra i paesi del Nord Europa. Secondo quanto riferisce il Financial Times la proposta lanciata inizialmente dalla Slovenia lo scorso mese - schierare truppe di Paesi Ue in Macedonia al confine con la Grecia - per sigillare ermeticamente Atene ed impedire il passaggio/”contagio” di migranti, sta conquistando consensi sia a Bruxelles che a Berlino ed in molti Paesi balcanici sulla rotta dei disperati che dalla Turchia passano in Grecia per poi proseguire il loro viaggio verso il cuore dell’Europa.

La natura frammentata del limes greco, a causa delle centinaia di isole in cui si divide il territorio ellennico vicino alle coste turche, rende impossibile fermare il flusso di rifugiati. Dopo Grexit ora si affaccia anche il fantasma di Atene fuori da Schengen con il ministro dell’immigrazione ellenico Mouzales che di fronte a questa ipotesi ideata dai falchi del Nord ha parlato di paese trasformato in un “cimitero di anime”.
Solo dall'inizio dell'anno 67mila persone sono entrare in Europa (sono state 800mila nel 2015) attraverso la Grecia (dieci milioni di abitanti) e non c’è alcun segnale di rallentamento dei flussi. Ciò malgrado gli impegni solenni assunti da Ankara e l'arrivo dei 3 miliardi di euro stanziati dai Ventotto per sostenere l'impatto dello Tsunami di profughi che in fuga dalla Siria, ma non solo, si riversa in Turchia. Ankara ospita già oltre 2 milioni di rifugiati siriani.
Il piano di sigillare la linea di confine con la Fyrom, l’ex repubblica jugoslava di Macedonia come i greci chiamano la Macedonia, è visto come un affronto da Atene perché di fatto sigillerebbe le frontiere. Per di più attraverso aiuti e truppe Ue ad uno stato non membro dell'Unione e di cui la Grecia, per antiche rivalità ultrasecolari, non riconosce neanche l'esistenza considerando la Macedonia una sua regione. Inoltre i migranti respinti cercherebbero nuove vie di sbocco tra cui quella adriatica che condurrebbe i migranti ad approdare in Puglia.

Una seconda barriera a confine greco-macedone
In attesa di una decisione da Bruxelles prosegue l'isolamento di fatto della Grecia dal resto dell'Europa. La Macedonia ha iniziato a costruire una seconda barriera di filo spinato, a 5 metri da quella già tirata su a novembre, lungo gli oltre 30 km di confine con la Grecia. L'obiettivo è bloccare il flusso senza fine di migranti che dalla Turchia penetra senza difficoltà in Grecia e poi attraverso la Macedonia (non membro Ue) attraverso i Balcani procede verso l'Europa.
Da novembre soltanto ai richiedenti asilo da Siria, Iraq e Afghanistan è consentito il passaggio attraverso la Macedonia con direzione Unione europea. Il nuovo muro si trova a una distanza di cinque metri dalla precedente già innalzata al posto di confine di Gevgelija. La fonte non ha voluto rendere noto quando sarà lunga la recinzione, che secondo i media locali si svilupperà per più di 30 chilometri lungo la frontiera.
Dall'inizio del 2015 più di 68mila rifugiati sono stati registrati all'ingresso in Macedonia e la polizia ha reso noto di aver fermato 4.000 immigrati che volevano attraversare il confine illegalmente.

Ultimatum alla Grecia
Oggi gli ambasciatori dei 28 riuniti nel cosiddetto Coreper dovrebbero approvare le raccomandazioni del Consiglio basate sulla valutazione del sistema Schengen che danno alla Grecia tre mesi di tempo, un ultimatum, in base a quanto previsto dall'articolo 19.a del codice Schengen, per rimediare alle mancanze rilevate. Inoltre la raccomandazione prevede che alla scadenza dei tre mesi possa essere attivato l'art. 26 che estende a due anni i controlli in certi tratti della frontiera. Se la Grecia si sarà adeguata, indicano fonti europee, la seconda fase non scatterà. L'adozione formale della raccomandazione è prevista come 'punto A', cioè 'senza discussione' dal Consiglio Ecofin di venerdì 12 febbraio - prima formazione di Consiglio disponibile - e a far data da quel giorno scatteranno i tre mesi di tempo per la Grecia.

Il confine macedone
È partito il 9 febbraio per il confine greco-macedone il primo contingente di venti poliziotti croati che, insieme a colleghi di altri Paesi europei, aiuteranno le autorità macedoni a gestire il flusso dei migranti e profughi proveniente dal Medio Oriente. Gli agenti croati si uniranno a quelli inviati da altri Paesi che si trovano lungo la rotta balcanica - Austria, Slovenia e Serbia - come è stato deciso alla riunione dei ministri degli Interni di questi Paesi tenutasi la prima settimana di febbraio a Skopje. Il loro ruolo sarà di assistere la polizia macedone nel processo di “selezione” dei profughi provenienti dalla zone di guerra di Siria, Iraq e Aghanistan che hanno i requisiti per chiedere asilo in Austria o in Germania, dai migranti economici che saranno respinti.

Tra breve al confine tra Grecia e Macedonia dovrebbe iniziare a funzionare anche un nuovo sistema di transito che prevede che tutti coloro che saranno lasciati passare siano trasportati da treni direttamente dalla Macedonia in Austria, senza dover cambiare varie volte mezzi di trasporto. Per questa ragione la registrazione effettuata in Macedonia sarà valida in tutti i Paesi di transito.

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