Se nel prossimo futuro tutti gli studenti quindicenni riuscissero ad acquisire un bagaglio minimo di competenze alfanumeriche, il vantaggio si tradurrebbe in una robusta crescita di del PIL attuale. Purtroppo la realtà odierna dice che fra gli adolescenti di area OCSE, uno su quattro non raggiunge questo livello minimo in almeno una delle competenze prese in esame (lettura, matematica, scienze) e fra i 64 Paesi che hanno partecipato allo studio PISA del 2012 si tratta di 13 milioni di quindicenni.
Nel solo nucleo dei 34 Paesi OCSE, gli studenti con scarse competenze in matematica sono 4 milioni. Sia in lettura che in scienze, sono 3 milioni.
“Troppi studenti restano intrappolati nel circolo vizioso di prestazioni scarse, demotivazione e perdita di fiducia. E' urgente individuare rimedi”. A queste conclusioni giunge il nuovo rapporto OCSE sui quindicenni con basse prestazioni a scuola (”PISA Low performing students. Why they fall behind and how to help them succeed”).
Questo primo studio analitico sull'argomento, riversato in 212 pagine di analisi e tabelle, da un lato fotografa la situazione, e dall'altro cerca di indagare le cause e i fattori di rischio, che, avverte l'OCSE, sono spesso interdipendenti: contesti sociali disagiati dal punto di vista economico, zone rurali, famiglie monoparentali; sfondo migratorio, in cui a casa si parla una lingua diversa che a scuola, con un rischio 2,5 volte superiore, di avere esiti scolastici scarsi; ma anche le bocciature, che aumentano di 7 volte la possibilità di non risalire la china dal punto di vista didattico; la mancata frequenza di una scuola materna, che fa triplicare il rischio di avere magri risultati a quindici anni; l'assenteismo scolastico sia degli studenti che dei docenti. E non ultimo, la mancanza di pressione genitoriale sulle scuole per ottenere prestazioni didattiche elevate, e la propensione degli insegnanti verso la propria professione: in Italia, con una classe docente fra le peggio pagate e con uno status sociale infimo, è fra le più basse in area OCSE.
Sopra il livello minimo di tutte e tre le competenze prese in esame, si colloca il 69% dei quindicenni italiani, contro il 95% dei coetanei di Shanghai. La media OCSE è il 71,6%.
Mentre gli esiti italiani in lettura sono ancora stabilmente sotto il dato medio, tra il 2003 e il 2012 la situazione è tuttavia parzialmente migliorata per quanto riguarda la riduzione del numero dei quindicenni con basse prestazioni in matematica, diminuito del 7%, con un avvicinamento alla media OCSE. Anche i dati sulle scienze fanno registrare un'evoluzione più positiva nelle prestazioni: la percentuale di studenti con risultati eccellenti è inferiore alla media OCSE ma è aumentata dell'1,5% tra il 2006 e il 2012.
Uno sviluppo che conforta, anche se molto resta da fare. Le statistiche dicono infatti che la mancata assiduità nella frequenza delle lezioni aumenta di tre volte la probabilità di avere insufficienze in matematica. E proprio la metà dei quindicenni italiani, dicono ancora i dati, tende ad accumulare assenze e ritardi nell'entrata a scuola: “Comportamenti associati a risultati scarsi”, fa notare l'OCSE.
Per migliorare la situazione didattica dei quindicenni, l'OCSE suggerisce un ventaglio di provvedimenti, fra cui facilitare la frequenza della scuola materna; abbattere i pregiudizi di genere, che tendono a svantaggiare le ragazze rispetto ai coetanei maschi; offrire il più precoce sostegno possibile a chi è in difficoltà, sia con aiuti nell'esecuzione di compiti, sia nella preparazione a verifiche ed esami; assicurare che la ripartizione delle risorse agli istituti scolastici sia equa, dando al contempo spazio all'autonomia delle scuole; incoraggiare il coinvolgimento dei genitori nella formazione dei propri figli.
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