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Omicidio Regeni, trovato il computer ma non il cellulare

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il ricercatore ucciso al cairo

Omicidio Regeni, trovato il computer ma non il cellulare

Il computer portatile di Giulio Regeni, il ricercatore friulano a Cambridge ucciso barbaramente al Cairo dopo essere stato torturato, ritrovato in un fosso alla periferia della città, è a disposizione degli investigatori italiani. Il dato è stato riferito da autorevoli fonti della procura di Roma che coordina gli accertamenti sulla morte del giovane ricercatore originario della provincia di Udine.

Il pc consegnato agli inquirenti dalla famiglia di Giulio
Il pc è stato consegnato agli inquirenti dalla famiglia del ragazzo, dopo la visita al Cairo in seguito alla scomparsa di Giulio. A quanto si è appreso non risulta ai genitori la proprietà o l'uso di alcun tablet o iPad o altri supporti digitali. L'unico «elemento» non trovato è invece il cellulare che Giulio portava sempre con sé. Chi indaga ha già chiesto la `ricostruzione´ dei tabulati per definire il traffico e le diverse chiamate.

Un lettore universitario l’ultima persona ad avere un contatto telefonico
Intanto continuano le indagini sulle ultime ore di vita di Giulio, dopo aver scoperto però con l’autopsia italiana, che non è certo il giorno della morte, che si pensava fosse il 25 gennaio, sera in cui il ragazzo è sparito. Secondo il capo degli inquirenti egiziani, è un lettore universitario italiano l'ultima persona con cui Giulio Regeni ha avuto l'ultimo contatto telefonico. «L'ultima persona con cui c'è stata una chiamata è un suo amico italiano, Gennaro Gervasio», ha detto all'Ansa il capo della Procura di Giza, Ahmed Nagy, rispondendo alla domande. Come indicano siti accademici, Gervasio è lettore di Politica mediorientale al dipartimento di Scienze politiche dell'Università britannica del Cairo (Bue). Nella sua pagina Facebook viene ricordato che si è occupato di «Middle Eastern studies presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale».

Il ministro Shoukry nega il coinvolgimento delle forze di sicurezza
Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha negato il coinvolgimento delle forze di sicurezza nella morte del ricercatore, che ha definito un «crimine» piuttosto che un assassinio, in un'intervista concessa al Foreign Policy.Il ministro ha quindi sottolineato come il suo governo stia condividendo gli esiti dell'inchiesta e stia collaborando con le autorità italiane sulla vicenda, puntando il dito contro la stampa che «è saltata alle conclusioni e che sta speculando senza alcune informazione ufficiale o verifica su quanto viene alluso».

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