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Con Trump e Sanders c'e' la rivincita dei governatori

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Con Trump e Sanders c'è la rivincita dei governatori

È vero, in New Hampshire abbiamo avuto la vittoria dei due ribelli antiestablishment nei rispettivi partiti, il populista di destra, Donald Trump e il populista di sinistra Bernie Sander. Sanders ha avuto addirittura il 60% dei voti contro Hillary Clinton, umiliata con un misero 38% nonostante abbia prodotto in New Hampshire uno schieramento a tappeto della sua potente macchina politica, delle sue grandi e influenti amiche donne e femministe, del marito Bill e della figlia Chelsea. Ma se Hillary nulla ha potuto contro l'idealismo travolgente di Bernie Sanders una novità per l'establishment in New Hampshire, questa volta repubblicano, l'abbiamo avuta: c'è stata la riscossa dei “governatori”.

Non è cosa da poco: John Kasich, governatore dell'Ohio, è arrivato secondo con un rispettabilissimo e inatteso 16% delle preferenze. E Jeb Bush, ex governatore della Florida, ha combattuto fino all'ultimo per il terzo posto con Ted Cruz, alla fine è arrivato quarto a un pelo e pur sempre con un buon 11%. Chris Christie, il vero scardinatore di questa tornata elettorale, che ha messo a tappeto Marco Rubio nel dibattito di sabato sconvolgendo piani e pronostici, ha avuto circa l'8%. E allora facciamo un conto: insieme, i tre governatori, che pescano più o meno dallo stesso serbatoio di voti più establishment, valgono circa il 35%, esattamente quanto ha avuto Trump, un cavallo solitario che corre in una corsa a sé, tutta particolare e senza molti precedenti nella storia della politica americana.

Il problema di fondo è che i tre governatori si elidono a vicenda e punteranno sul risultato di ieri notte per metterlo in relazione alle prossime corse elettorali, con un quesito di fondo: quali saranno i due che si ritireranno lasciando lo spazio al terzo per competere seriamente per la nomination?

Il New Hampshire ha già avuto proprio questa funzione di selezione. Non si ritiene che Bush o Kasich e forse Christie, si ritirino prima dell'altro appuntamento chiave per la selezione di avvio, le primarie della Carolina del Sud. Ma per allora, per il 20 febbraio e con 50 delegati in palio, si sarà capito chi fra i governatori farà meglio a fare un passo indietro. Se Kasich ha fatto meglio di Bush in New Hampshire, le sue prospettive in Carolina del Sud sono molto scoraggianti: ha un indice di gradimento nei sondaggi dei appena il 2%, Christie di appena il 2,3%, Jeb Bush invece del 10%. È possibile dunque che in media Jeb Bush si trovi davanti agli altri due negli appuntamenti del sud sud ovest. Il pronostico degli esperti è che Bush emerga come primus inter pares e se i due concorrenti a un certo punto si ritireranno potrà contare su una piattaforza di voto che oggi viene divisa per tre.
Il New Hampshire in prima battuta e la Carolina del Sud dovrebbero incoraggiare i due di minor successo a farsi da parte. Subito dopo infatti ci saranno Nevada e poi il Supertuesday, con 15 stati in contemporanea con oltre 1.200 delegati. L'obiettivo di una parte del partito è quello di far arrivare uno come Jeb Bush o John Kasich da soli al Supertuesday ( si voterà anche in Texas, stato di famiglia per Bush) in modo da poter diventare un polo di attrazione per il voto degli incerti e di coloro che avrebbero votato per gli altri governatori.

Il vantaggio dei governatori in una corsa elettorale è quello dell'esperienza esecutiva. Reagan, Clinton e Bush figlio erano stato governatori. In questo frangente inoltre, i due candidati di punta Donald Trump e Ted Cruz sono considerati troppo agli estremi per poter vincere la presidenza. Certamente contro Hillary, ma ora si pensa che possano avere difficoltà ache contro Bernie. Rubio non si riprenderà facilmente dalla performance di sabato scorso: troppo giovane e inesperto per poter fare il presidente degli Stati Uniti. Per questo oggi è impossibile dare un quadro definitivo della situazione. Anche dopo il New Hampshire. La corsa, come ha dimostrato l'incidente di Rubio nello scontro con Christie, è troppo incerta per poter capire la tedenza finale. Ed è caratterizzata anche da uno scadimento della qualità e della dignità del dibattito. Trump, con i suoi attacchi diretti e spesso volgari, ha finito con il trascinare l'intero dibattito nella sua direzione. Ma sembrerebbe strano che alla fine gli americani decidano di mandarlo davvero alla Casa Bianca. O che il partito repubblicano non trovi qualcuno di più credibile da coronare.

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