Mondo

Kerry: pronti a mandare truppe in Siria

  • Abbonati
  • Accedi
LA CONFERENZA DI MONACO

Kerry: pronti a mandare truppe in Siria

Botta e risposta tra Russia e Stati Uniti sulla Siria. «La Russia deve smettere di colpire gli obiettivi dell'opposizione siriana nell'ambito di una campagna aerea a sostegno del presidente Bashar al Assad prima che possa entrare in vigore una tregua in Siria la prossima settimana» ha dichiarato il segretario di stato americano John Kerry dalla conferenza sulla Sicurezza di Monaco, dopo che proprio nella città tedesca, nella notte tra giovedì e venerdì, è stato annunciato l'accordo per la sospensione delle ostilità a partire dalla prossima settimana. «Non ci sono prove che noi bombardiamo i civili, anche se tutti ci accusano di farlo» è stata la replica, sempre da Monaco, del premier russo Dmitry Medvedev che dalle accuse per la Siria ha allargato il quadro alle tensioni che da tempo caratterizzano le relazioni tra Russia e Occidente senza esitare a parlare di «nuova guerra fredda».

È stato prima di riunirisi in un bilaterale con Lavrov che Kerry aveva puntato il dito contro Mosca. «Fino ad oggi, la maggioranza degli attacchi della Russia - ha detto Kerry - sono stati diretti contro i gruppi legittimi dell’opposizione. Per aderire all’accordo, la Russia deve cambiare gli obiettivi». L’intero International Syria support group, Russia compresa, «lavorerà insieme per garantire che questo succeda», ha aggiunto Kerry riferendosi agli oltre 10 Paesi che hanno aderito all’accordo per la tregua.

Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha puntato il dito contro Mosca: «La retorica, il posizionamento e le esercitazioni delle forze nucleari della Russia sono tese a intimidire i suoi vicini, mettendo a rischio la fiducia e la stabilità in Europa».

«La Russia - ha replicato Medvedev - non sta cercando di ottenere obiettivi segreti in Siria, ma sta cercando semplicemente di sostenere i suoi interessi nazionali». Il premier russo ha poi rincarato la dose: «Siamo precipitati in una nuova Guerra fredda, quasi ogni giorno, veniamo accusati delle più terribili minacce nei confronti della Nato, dell’Europa, dell’America, di altri Paesi. Si realizzano film in cui la Russia inizia una guerra nucleare: a volte mi domando se siamo nel 2016 o nel 1962».

Dalla Siria all’Ucraina, Kerry ha affermato che le sanzioni economiche contro la Russia resteranno in vigore fino alla piena attuazione degli accordi di pace: Mosca, ha spiegato Kerry, deve «ritirare le armi e le truppe dal Donbas, assicurare il rientro di tutti gli ostaggi ucraini, consentire pieno accesso umanitario ai territori occupati, sostenere elezioni libere nel Donbas, ripristinare il controllo di Kiev sul suo versante del confine internazionale

Intanto giunge notizia di un’operazione terrestre contro l'Isis in Siria, concertata tra Arabia Saudita e Turchia e appoggiata da caccia sauditi dispiegati nella base turca di Incirlik. A rivelare il piano allo studio è stato ieri il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu: «Se c’è un piano strategico per lottare contro l’Isis allora la Turchia e l’Arabia saudita potrebbero avviare una missione terrestre», ha detto, aggiungendo che «l’Arabia saudita sta mandando aerei in Turchia».

Un’operazione sostrenuta da Washington. Lo stesso John Kerry, in un'intervista a Orient Tv ha ribadito la necessità che Bashar Assad lasci il potere. «Esiste la possibilità di truppe aggiuntive sul terreno che combattano contro l’ Isis poichè Assad non lo sta facendo», ha detto il Segretario di Stato americano, per il quale se il presidente siriano «non rispetterà gli impegni presi con la comunità internazionale e l’Iran e la Russia non lo obbligheranno a fare quanto hanno promesso, la stessa comunità internazionale non stará certamente ferma a guardare come degli scemi e aumenterà la pressione su loro».

Il premier turco Ahmet Davutglu ha a sua volta minacciato un intervento militare in Siria, ma contro i curdi del Partito dell’unione democratica, che Ankara considera alla stregua di un gruppo terrorista. In un discorso trasmesso dalla tv, il premier ha affermato: «Se necessario, potremo adottare in Siria le stesse misure prese in Iraq e a Qandil», riferendosi alla campagna di raid aerei condotta lo scorso anno dai caccia turchi contro le basi del Pkk. «Ci aspettiamo che i nostri amici e alleati siano al nostro fianco», ha aggiunto.

Intanto, ieri sera l’esercito turco avrebbe bombardato alcune aree a nord di Aleppo, finite di recente sotto il controllo dei curdi. Lo hanno riferito gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo vicino all’opposizione con sede in Gran Bretagna.

© RIPRODUZIONE RISERVATA