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Partita aperta tra Ue e Gran Bretagna

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Europa

Partita aperta tra Ue e Gran Bretagna

  • –Beda Romano

BRUXELLES

Continuano gli accesi e incerti negoziati in vista di un controverso accordo tra la Gran Bretagna e i suoi partner europei con l’obiettivo di ridefinire i rapporti tra Londra e Bruxelles. Anche se il prossimo vertice europeo di domani e dopodomani si rivelasse un successo su questo fronte, la partita non potrà considerarsi chiusa. L’eventuale intesa dovrà infatti essere approvata da un Parlamento europeo che rischia di far sentire la sua voce.

Ieri qui a Bruxelles è giunto in visita il premier britannico David Cameron. L’uomo politico ha incontrato, oltre al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, anche alcuni esponenti parlamentari, tra cui il presidente dell’assemblea Martin Schulz. «Abbiamo spiegato a Cameron di essere costruttivo quanto possibile alla ricerca di un compromesso – ha detto Schulz –. Ciò detto, non possiamo dare alcuna garanzia sull’esito di futuri testi legislativi».

Tra le richieste della Gran Bretagna, in vista di un referendum popolare sul futuro del Paese nell’Unione, il governo inglese ha chiesto eccezioni alle attuali regole sui benefit previdenziali concessi a cittadini europei residenti in un altro Paese membro (si veda Il Sole 24 Ore del 3 febbraio). Nel caso questa richiesta fosse accettata dai partner di Londra, la Commissione dovrà modificare la legislazione europea, chiedendo l’approvazione oltre che del Consiglio anche del Parlamento.

Il presidente dell’assemblea ha espresso dubbi, o meglio incertezze, sull’esito dell’iter parlamentare. L’uomo politico tedesco ha assicurato che il Parlamento rispetterà i principi dell’eventuale intesa trovata dai governi, purché si trovi un giusto equilibrio tra la lotta contro gli abusi al welfare state e la non discriminazione tra i cittadini europei. Da Londra un portavoce di Downing Street ha voluto affermare che «sono stati compiuti buoni progressi nei colloqui».

All’inizio della settimana, il premier Cameron ha dovuto affrontare a Parigi la prudenza francese del presidente François Hollande. La Francia teme di dare alla Gran Bretagna vantaggi ingiustificati, a un anno dalle prossime presidenziali. Tra i Ventotto c’è poi chi teme di mettere a punto un accordo che ostacoli una ulteriore integrazione della zona euro; e chi è preoccupato dall’idea di creare eccezioni oggi utili all’Inghilterra e tali da diventare domani dei precedenti in mano ad altri governi.

Ieri, Cameron ha incontrato anche Juncker. «Non abbiamo alcun piano B, abbiamo un piano A. La Gran Bretagna resterà nell’Unione e sarà un membro costruttivo e attivo», ha detto il presidente della Commissione. «Se dicessi che abbiamo un piano B darei l’impressione che l’esecutivo comunitario sta valutando seriamente la possibilità che la Gran Bretagna lasci l’Unione. Quindi non entro nei dettagli di un piano B». Nelle attuali trattative, l’ex premier lussemburghese è “un facilitatore”.

Il negoziato, infatti, è tra i governi membri dell’Unione. A guidare le trattative è il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. In visita a Bucarest all’inizio della settimana, l’ex premier polacco ha alzato la pressione: «Il rischio di uno smembramento» dell’Unione europea «è reale». E ancora: «Ciò che si rompe non può essere riparato». Ieri Tusk era a Praga, dove ha ammesso che la questione sui benefici previdenziali continua a non piacere a molti Paesi dell’Est che hanno numerosi cittadini residenti a Londra.

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