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Ue contro l’Austria per le quote

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vertice a bruxelles

Ue contro l’Austria per le quote

La controversa decisione dell’Austria di introdurre limiti all'accoglienza dei rifugiati sul territorio nazionale è stata criticata aspramente ieri dalla Commissione europea perché viola le regole comunitarie e comporta nuovi rischi per il futuro dello Spazio Schengen. La diatriba tra Vienna e Bruxelles ha contribuito ad avvelenare ulteriormente il clima di un vertice europeo apertosi ieri e durante il quale i Ventotto vorranno rilanciare, a parole, l’accordo di collaborazione con la Turchia.

Il commissario all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos ha inviato ieri una lettera al ministro degli Interni austriaco, Johanna Mikl-Leitner, per avvertirlo che la scelta di limitare a 80 al giorno il numero di richiedenti l'asilo in arrivo nel paese «è chiaramente incompatibile» con il diritto europeo. «L’Austria ha l’obbligo legale di accettare tutte le domande di asilo fatte sul suo territorio o alla frontiera», ha spiegato l’uomo politico in una lettera circolata ieri qui a Bruxelles.

Paese di passaggio ma anche paese di accoglienza di molti profughi dal Vicino Oriente, l'Austria ha annunciato di voler mettere un tetto al numero dei profughi da accogliere sul territorio nazionale. Nel contempo, ha spiegato che intende limitare a 3.200 i rifugiati in transito ogni giorno e reintrodurre controlli alla frontiera non solo al confine con la Slovenia, ma anche con l’Italia (si veda Il Sole 24 Ore di mercoledì). Nel 2015, il paese ha accolto circa 90mila persone (oltre l’1% della popolazione).

Anche il premier italiano Matteo Renzi, pur mostrando comprensione per la situazione austriaca, è stato critico: «Non possiamo pensare di chiudere il Brennero, che è uno dei passaggi simbolici dell’Europa». Nei fatti, la decisione austriaca è un nuovo tassello nel lento smembramento del principio della libera circolazione. Si aggiunge alla reintroduzione del controllo alle frontiere di altri cinque paesi membri dello Spazio Schengen, pur di limitare l’arrivo di rifugiati o di contrastare la minaccia terroristica.

Già in gennaio, l’Austria aveva annunciato di voler limitare a 37.500 i profughi in arrivo nel paese quest’anno. Nella sua missiva, la Commissione ricorda i diversi testi legislativi a cui l’Austria deve sottostare. Secondo il regolamento di Dublino, «le persone che hanno bisogno di protezione internazionale devono, in principio, chiedere l’asilo e restare nel primo sicuro paese che raggiungono. I richiedenti protezione internazionale non sono liberi di muoversi verso lo Stato di propria scelta».

Arrivando ieri qui a Bruxelles, il cancelliere austriaco Werner Faymann ha ribadito la decisione del suo governo. «Politicamente, confermiamo la nostra decisione. Le questioni legali spettano agli avvocati (…) È inconcepibile pensare che l’Austria possa accogliere tutti i richiedenti d’asilo che arrivano in Europa». Vienna ha gioco facile spiegare che il regolamento di Dublino non è più applicato da quando Grecia e Italia sono state sommerse da profughi in transito verso il Nord Europa.

Proprio ieri si è aperto un vertice europeo, dedicato alla riformulazione del rapporto tra Londra e Bruxelles, ma anche all'emergenza rifugiati. Pochi giorni fa i Ventotto hanno dato tre mesi alla Grecia per meglio controllare le frontiere esterne dell’Unione pur di evitare l’isolamento del paese nello Spazio Schengen; mentre secondo quanto si apprende, durante il summit lo stesso premier Renzi avrebbe esortato i paesi dell'Est Europa a mostrare solidarietà nell’accogliere rifugiati, minacciando ritorsioni sul fronte dei contributi europei.

In questo contesto, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha urgente bisogno di toccare con mano una riduzione dei numero di profughi in arrivo in Germania. Non solo le prossime legislative, attese nel settembre 2017 si avvicinano, ma i partiti più radicali si sono rafforzati negli ultimi mesi a danno di democristiani e socialdemocratici. Un ruolo particolare ha l'accordo con la Turchia, firmato in novembre e a cui sono associati aiuti per 3,0 miliardi di euro. La signora Merkel lo ha definito «una priorità».

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