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Primarie Usa, la rimonta di Hillay mette da parte Sanders

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verso la casa bianca

Primarie Usa, la rimonta di Hillary mette da parte Sanders

NEW YORK - Dopo la sconfitta in New Hampshire, Hillary Clinton è riuscita a vincere con un margine adeguato il caucus del Nevada: il 52,7% contro il 47,2% per Bernie Sanders. Il risultato è molto importante, conferma la sua leadership in uno stato che negli ultimi giorni sembrava addirittura potesse cedere nella mani di Sanders e porta si un sospiro di sollievo, ma certamente non la possibilita' di abbassare la guardia.

Il candidato della sinistra democratica infatti e' riuscito in Nevada a mobilitare una buona parte della sua base politica, soprattutto giovani, come sempre, ma in aggiunta c'e' stato il voto di molti latino americani e degli indipendenti, cosa che gli aveva consentito di risalire nei sondaggi.

Fonti vicine a John Podesta anticipano al Sole24Ore che il campo di Hillary temeva una vittoria ai punti e non escludeva il rischio di una sconfitta. I primi risultati dei caucus, in effetti, davano Hillary al 51% e Sanders al 49%. Se questo scenario fosse stato confermato Hillary rischiava di arrivare nella Carolina del Sud, una sua roccaforte, dove ha un vantaggio di 57,4% preferenze nella media dei sondaggi contro il 33,3% di Sanders, in una situazione di debolezza.

Con il Nevad in tasca invece, dovrebbe tenere bene nel “Palmetto State” come e' chiamata la Carolina del Sud, e conquistare una maggioranza vicina a quella indicata dai sondaggi. Un'affermazione autorevole in uno degli stati chiave del paese, preparera' il terreno per una buona performance all'appuntamento del Super Tuesday che si terrà il primo di marzo con primarie e caucus in ben 15 stati: Hillary infatti si presentera' agli elettori con una solida vittoria in tre stati, contro un unico stato a vantaggio di Sanders, il New Hampshire, stato relativamente piccolo e comunque orientato molto più a sinistra rispetto alla media nazionale.

In Carolina del Sud per i repubblicani si e' imposto Trump con un vantaggio netto anche in termini di delegati. C'è tuttavia, implicito nel risultato dei caucus democratici del Nevada, un significato politico molto importante anche per i repubblicani: in una corsa a due inevitabilmente il voto finisce per distribuirsi in modo più uniforme. Questo significa che, dopo la Carolina del Sud, con un gruppo dei sei repubblicani ormai ridimensionato a quattro con l'uscita di Bush e quella attesa di Ben Carson, non è detto che Trump riesca a fare da catalizzatore per i voti che andavano ai candidati che hanno abbandonato: “più si andrà avanti e più potremmo capire se i consensi che raccoglie Trump appartengono a una base limitata del partito cioè fra il 25% e il 35% o se potra' fare un balzo in avanti verso il 45-50%.

Il suo bacino eleettorale e' per ora soprattutto nell'ambito di quel voto di protesta che rappresenta una costante anche all'interno del partito democratico e che, in quel caso, confluisce su Bernie Sanders”, ha dichiarato recentemente a una rete televisiva Larry Sabato, uno dei più influenti politologi americani che insegna alla University Of Virginia.
Comunque sia il risultato per Hillary Clinton consente alla sua campagna elettorale, a partire da John Podesta, il capo della sua operazione, di tirare un profondo sospiro di sollievo. Molti osservatori politici ritengono che, in fondo, per Hillary, l'aver avuto un concorrente agguerrito e inatteso sarà alla fine della campagna un vantaggio. Sanders infatti le avra' consentito di essersi fatta i muscoli, sia sul piano delle tematiche e dei dibattiti che su quello psicologico e morale.

Sembra comunque difficile che a questo punto Sanders, in vista del Super Tuesday, possa avere la struttura centrale, l'organizzazione sul campo e le risorse finanziarie per contrastare l'ascesa di Hillary. Ora l'attenzione dei democratici si sposta sull'appuntamento del 23 febbraio, appunto nella Carolina del Sud dove il trionfo di Hillary appare scontato e determinante per confermare il suo ruolo di favorita assoluta per la nomination democratica.

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