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Grecia, salgono a 12mila i migranti bloccati al confine macedone

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fermati i profughi afghani

Grecia, 12mila migranti bloccati al confine con la Macedonia

È l'effetto domino iniziato la settimana scorsa in Austria con la decisione di porre soglie di 80 profughi accettati al giorno che si è trasferita alla Serbia e poi alla Macedonia. Il governo greco guidato da Alexis Tsipras, impegnato nell'opera di aprire cinque hotspot per il riconoscimento dei migranti nelle isole davanti alla Turchia, ha lanciato un'offensiva diplomatica verso la ex Repubblica jugoslava di Macedonia per ottenere la riapertura del confine a Imedeni, ma per ora senza successo.

La mossa arriva dopo che il divieto di passaggio per i migranti afghani ha creato un'affollamento complessivo di 12mila migranti bloccati alla frontiera e nel porto del Pireo. Lo riportano vari organi di stampa tra cui il sito Ekathimerini, spiegando che già lunedì erano 4mila i migranti ammassati vicino al posto di confine di Idomeni.
Intanto i circa 8mila migranti che nel fine settimana erano stati condotti al Pireo dalle isole dell'Egeo, vengono trattenuti al porto.
Una parte di loro è stata alloggiata nel nuovo centro di transito e di accoglienza di Schisto, vicino Atene e che rischia il sovraffollamento.

Skopje risponde per il momento ad Atene di essere stata costretta a vietare il passaggio degli afghani, dopo che l'Austria ha imposto un limite massimo di 80 richiedenti asilo al giorno. Gli afghani sono circa un terzo dei migranti, ma la decisione della Macedonia ha un impatto anche su tutti i siriani e gli iracheni che hanno perso i documenti durante la traversata dalla Turchia e la Grecia e non possono quindi provare la loro nazionalità. «Ancora una volta - si è sfogato alla televisione pubblica Ert il ministro ellenico per i Migranti, Yiannis Mouzalas - l'Unione Europea ha votato per qualcosa, ha raggiunto un accordo, ma alcuni Paesi cui manca la cultura dell'Unione Europea, Austria inclusa, hanno violato l'accordo meno di dieci ore dopo che era stato raggiunto».

Mouzalas ha poi puntato il dito contro i Paesi del gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia) i quali, ha rimarcato, non hanno mandato in Grecia una sola coperta per i rifugiati” o «un poliziotto per rafforzare Frontex». Se l'accordo per la redistribuzione dei profughi non entrerà in funzione, ha avvertito ieri il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, la Grecia rischia di diventare «un parcheggio» di migranti o come detto dal ministro greco Mouzalas “un cimitero di anime”.

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