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3/4 Secondo scenario / Una transizione problematica

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    Boom, crisi di transizione e disastro: il day-after della Brexit in tre scenari

    3/4 Secondo scenario / Una transizione problematica

    Uscire dall'Ue è rischioso e darà un brutto scossone all'economia britannica, ma, una volta avviati nuovi rapporti, la vita fuori dall'Ue non sarà né migliore né peggiore.

    Le ipotesi
    In fin dei conti, l'ipotesi principale è che l'adesione all'Ue non è una delle questioni più importanti per la prosperità economica della Gran Bretagna. Anche se i rapporti commerciali sono importanti e le relazioni in genere con l'Ue si rovineranno, ciò dovrebbe essere controbilanciato da migliori relazioni con altre nazioni. Le altre forze principali dietro alla crescita economica – investimento, competenze, concorrenza, innovazione, spirito imprenditoriale – rimarrebbero immutate.
    Tuttavia, staccarsi dal blocco europeo vorrà dire infondere una grave e intensa sensazione di incertezza nell'economia del Regno Unito fino a quando non si allacceranno rapporti con Bruxelles e con i paesi fuori dall'Ue, e ciò creerà un periodo di forte instabilità e di bassi investimenti con il rischio di una corsa a liberarsi delle sterline. Gli investitori stranieri potrebbero smettere di prestare capitali alla Gran Bretagna sul breve periodo, scegliendo di aspettare per vedere cosa accade in un'epoca di forti sconvolgimenti.

    Che cosa ne dicono i suoi sostenitori
    Una ragguardevole minoranza di economisti sostiene che la Gran Bretagna potrebbe andare avanti fuori dall'Ue con disagi soltanto irrilevanti. I sostenitori di questa linea di pensiero prendono e indicano a esempio le economie europee, quali la norvegese e la svizzera, che hanno prosperato anche se non hanno mai fatto parte dell'Ue.
    Questi economisti accettano il fatto che, se il Regno Unito deve continuare a intrattenere grandi e importanti rapporti commerciali con l'Ue anche dopo aver lasciato il blocco europeo, dovrà continuare a rispettare molte delle normative e dei regolamenti che fanno attualmente parte delle leggi dell'Ue.
    Bridget Rosewell, consulente senior presso Volterra Partners, dice: “Io non penso che la Brexit farà un'effettiva differenza, e in verità vantaggi e svantaggi dell'adesione all'Ue si controbilanciano a vicenda egregiamente”.
    Ma alcuni di quanti sostengono che la Brexit cambierà poche cose sul lungo periodo sono in ogni caso preoccupati per il periodo di transizione in occasione dell'uscita dall'Ue, preoccupazione condivisa da un più ampio numero di economisti. Rosewell aggiunge che “incertezza e perturbazioni potrebbero invece fare la differenza”.
    Jonathan Portes, ex funzionario di spicco del governo prima di entrare in NIESR, dice che la Brexit “sarebbe un incubo cruento, specialmente per i miei ex colleghi al governo. Ci sarebbe una crisi burocratica. L'unica speranza è che non arrechi troppi danni”.
    Maggiore preoccupazione nei mercati finanziari suscita la possibilità di un repentino flusso di capitali in uscita dal Regno Unito, che potrebbe rendere difficile finanziare l'attuale deficit delle partite correnti pari al 5% delle entrate pubbliche.
    “Tenuto conto degli evidenti rischi economici (nel caso di un voto favorevole all'uscita dall'Ue), verosimilmente i mercati esigerebbero premi di rischio più alti sugli enormi afflussi di capitale necessario a finanziare il deficit” dice Neville Hill di Credit Suisse. “E ciò potrebbe significare un brusco crollo della sterlina e del prezzo degli asset del Regno Unito”.

    La sfida
    Molti economisti respingono l'idea che la Brexit creerà soltanto problemi di transizione. Anzi, secondo loro quell'investimento precipiterebbe nella scia di un'uscita burrascosa dall'Ue, portando a una crescita inferiore e prolungata. Anche la produttività potrebbe risentirne pesantemente. Raoul Ruparel di Open Europe dice che “con meno investimenti esteri diretti, perderemmo parte delle nostre potenzialità e dei nostri vantaggi tecnici”.
    Del resto, potrebbero essere necessari addirittura anni per risolvere problemi anche solo temporanei. Charlie Bean, ex vice governatore della Banca d'Inghilterra, dice che se la Gran Bretagna effettivamente deciderà di uscire dall'Ue, “le continue incertezze al riguardo dei termini previsti per l'accesso delle aziende del Regno Unito al mercato dell'Ue potrebbero significare che questo effetto di attenuazione sugli investimenti potrebbe sicuramente durare parecchi anni”.
    Ruth Lea, sostenitrice della Brexit, avverte il governo di ridurre al minimo il rischio di un'avversa reazione dei mercati all'uscita dall'Ue, potenziale pericolo che la stragrande maggioranza degli economisti ha fatto presente più volte.
    “Se voteremo a favore della Brexit, questo sarà il periodo giusto per iniziare ad aprirci cordialmente al resto dell'Ue” dice. “Non vedo motivo per il quale dovrebbero esserci un rapporto scomodo con Bruxelles e una colossale corsa a svendere la sterlina. Ma, naturalmente, occorrerà maturità da parte di entrambe le controparti”.

    Il responso del FT
    L'opinione secondo cui il commercio è soltanto un elemento nella performance sul lungo periodo delle economie è fondata. Ma questa tesi può essere facilmente esagerata, dato che gli scambi commerciali sono chiaramente un importante elemento di ricchezza. Una difficile transizione per uscire dall'Ue metterebbe seriamente a repentaglio gli standard di vita britannici.

    Traduzione di Anna Bissanti
    Copyright The Financial Times 2016

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