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4/4 Terzo scenario / Una decisione disastrosa

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    Boom, crisi di transizione e disastro: il day-after della Brexit in tre scenari

    4/4 Terzo scenario / Una decisione disastrosa

    L'economia britannica soffrirà dopo la Brexit. I negoziati per uscire dall'Ue sono irti di difficoltà, e le relazioni commerciali con l'Europa sono peggiori che in precedenza, senza per altro produrre vantaggi altrove. L'economia britannica ancora una volta inizierà a perdere terreno rispetto ai partner europei del paese.

    Le ipotesi
    Dopo negoziati pieni di acredine, che prosciugheranno dall'economia britannica la fiducia, la Gran Bretagna si assicura un rapporto commerciale meno rigido con l'Ue. La libertà di movimento delle persone è fortemente ridotta, ma il prezzo è un accesso più debole al mercato Ue per beni e servizi particolari. La Gran Bretagna incontra difficoltà a firmare accordi commerciali proficui con gli altri paesi, riceve meno investimenti diretti dall'estero, ha meno immigrati e non migliora la regolamentazione dell'economia.

    Che cosa ne dicono i suoi sostenitori
    La maggior parte dei sostenitori dell'Ue non si aspetta che la Gran Bretagna si assicuri un clima favorevole di rapporti commerciali fuori dall'Ue come quello che gode adesso, se insiste nel porre un freno alla libertà di movimento delle persone, una delle quattro libertà più importanti dell'Ue insieme alla libera circolazione di beni, servizi e capitali.
    “Un accordo per il libero scambio non è la stessa cosa che essere parte integrante del mercato unico” dice Rebecca Driver di Analytically Driven, una società di consulenze. “Ci si ritroverà a dover obbedire alle normative di regolamenti sulla denominazione di origine che potranno essere lunghi anche 200 pagine per ogni prodotto e che saranno particolarmente pregiudizievoli nei confronti delle piccole e medie imprese”.
    Driver teme anche che i sostenitori della Brexit esagerino la facilità con la quale si potrà procedere alla firma di nuovi accordi commerciali con altri paesi. “Pensiamo a come gli Stati Uniti daranno la priorità agli accordi commerciali: sceglieranno il Regno Unito o l'Ue? Con un numero limitato di negoziatori, per quale mercato propenderanno?”.
    Raoul Ruparel di Open Europe esprime preoccupazione per l' “effetto fortemente negativo” di un giro di vite all'immigrazione dall'Ue che potrebbe ridurre il già scarso apporto di manodopera qualificata.
    Michael Saunders, economista di Citigroup, prevede una serie di tre grossi shock: “Una peggiore performance delle esportazioni dovuta a un accesso minore all'Ue per le imprese e i servizi finanziari; un inferiore potenziale di crescita e minore spesa al consumo dovuta al ridotto afflusso di migranti; una crescita degli investimenti più debole, che riflette i fattori di cui sopra oltre a una maggiore incertezza”. Tutto ciò assesterà un duro colpo al bilancio pubblico, e si renderà necessario aumentare le imposte oppure abbassare la spesa pubblica proprio nel periodo di maggiori spese per finanziare il deficit.

    La sfida
    I sostenitori della Brexit affermano che il campo filo-Ue esagera sempre i costi legati alla decisione di abbandonare le iniziative dell'Ue, facendo notare che molti avevano erroneamente messo in guardia dalle conseguenze legate alla decisione di non entrare a far parte dell'euro alla fine degli anni 90 e dei primi Duemila. E, malgrado le fidate previsioni secondo le quali nello specifico la City di Londra avrebbe sofferto in conseguenza del mancato ingresso nella valuta unica, il centro finanziario londinese ha prosperato.
    Gli attivisti impegnati nelle campagne favorevoli alla Brexit dicono che, a causa della sua importanza in qualità di destinazione dei prodotti Ue, la Gran Bretagna potrebbe stringere con il blocco europeo un accordo per il libero commercio con una certa facilità. Questi accordi di norma regolano i beni più che i servizi, ma il 90 per cento dei commerci con l'Europa riguarda per l'appunto i beni.
    Oltre a ciò, aggiungono, una volta fuori dall'Ue, il paese sarebbe più agile nel poter stringere nuovi accordi commerciali con paesi terzi. Mentre Michael Froman, consulente commerciale del presidente Barack Obama, ha messo in guardia la Gran Bretagna dicendo che gli Stati Uniti non “sono particolarmente propensi” agli accordi di libero scambio con i singoli paesi, gli attivisti della campagna Vote.Leave sostengono che i rapporti commerciali con gli Usa “non cambieranno” se la Gran Bretagna abbandonerà l'Ue.
    Ryan Bourne, responsabile dell'Institute of Economic Affairs, aggiunge che la Gran Bretagna prospererà fuori dall'Ue fintantoché “la politica interna resterà assennata, economicamente liberale, e si concorderà un trattato per il libero commercio a reciproco beneficio”.
    Rimane oggetto di aspri dibattiti capire se il Regno Unito post-Brexit avrebbe un fardello più pesante per ciò che concerne le normative invece di essere alleggerita dal giogo burocratico dell'Ue. I sostenitori della Brexit ammettono che le regolamentazioni del Regno Unito sono spesso di più ampia portata e più restrittive delle regole dell'Ue sulle quali si basano – abitudine nota come “gold plating”. Ma Bourne dice che la vera questione è capire “dove dovrebbe stare la sovranità”.

    Il responso del FT
    Con chiari rischi economici facilmente indicati nel breve e medio termine, la Brexit non supera facilmente alcuna analisi dei costi e dei benefici. Ma i sostenitori dell'Ue dovrebbero essere prudenti nel fare affermazioni eccessivamente fiduciose, poiché il commercio è soltanto uno dei motori della crescita e della prosperità.

    Traduzione di Anna Bissanti
    Copyright The Financial Times 2016

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