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Adesso il G-20 agisca «in modo deciso»

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Adesso il G-20 agisca «in modo deciso»

Era inevitabile che il corto circuito avvenisse e il Fondo monetario, alla vigilia del primo G20 cinese, non ha potuto che lanciare l'allarme. Le turbolenze sui mercati e il calo del prezzo del petrolio iniziano a farsi sentire sull'economia reale, con la ripresa globale che si indebolisce ulteriormente e il mondo più vulnerabile a shock avversi.

In altre parole il rallentamento degli emergenti ha colpito le Borse (e le banche) la cui volatilità sta ora intaccando a sua volta le prospettive dell'economia reale. A mettere in guardia sui maggiori rischi al ribasso per la crescita è un rapporto preparato dagli sherpa del Fmi per il G20 dei ministri finanziari e i governatori delle banche centrali in programma a Shanghai il 26 e 27 febbraio.

A smorzare i toni dell'allarme è Jack Lew, segretario al Tesoro americano, secondo cui «non c'è una crisi» e quindi dal G20 «non c'è da attendersi una risposta d'emergenza». Lew ribadisce che gli Stati Uniti da soli però non possono risolvere il problema della debole crescita globale. Premendo sulla necessità che ognuno (la Germania in primo luogo) faccia la sua parte per stimolare la crescita, però, Lew ha sottolineato come le svalutazioni competitive siano da evitare.

Il rallentamento economico (ma l'Italia crescerà dello 1,3% e 1,2% rispettivamente nel 2016 e 2017) e le turbolenze dei mercati hanno spinto molti a parlare di una possibile guerra delle valute. A fronte di una situazione economica globale che sembra deteriorarsi, e che lascia intravedere la possibilità di una revisione al ribasso delle stime, il Fmi invita i leader del G20 a «un'azione forte a sostegno della crescita e per contenere i rischi», anche tramite la creazione di un nuovo meccanismo che contenga i rischi legati a shock non economici, quali la crisi dei rifugiati, terrorismo e le epidemie . Fra i rischi ci sono le turbolenze finanziarie e la Cina. «Il G20 deve prevedere un sostegno coordinato alla domanda usando lo spazio di bilancio disponibile per spingere gli investimenti pubblici e le riforme strutturali» ha affermato il Fondo, sottolineando che la politica monetaria deve restare accomodante. Il Fmi promuove il Qe della Bce, ma «con un'inflazione bassa, la Bce dovrà continuare a segnalare la forte volontà di usare tutti gli strumenti disponibili fino a che centrerà l'obiettivo della stabilità dei prezzi».

La Ue infine deve agire sul fronte dei migranti, con azioni a sostegno della loro integrazione nella forza lavoro.

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