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Dal G20 al G7: la difficile ricerca di un coordinamento per rassicurare i mercati

TOKYO – Coordinamento delle politiche macroeconomiche e altri messaggi di rassicurazione ai mercati? L'esigenza emerge quanto piu' i mercati entrano in turbolenza e la crescita globale mostra segnali di frenata. Dal G20 arriva il riconoscimento che le politiche monetarie non bastano e occorre ricorrere anche ad altri strumenti - dagli stimoli fiscali alle riforme strutturali. Resta da capire se non si tratti piu' che altro di parole, visto che - dai tassi ai cambi - gli interessi sono divergenti. In attesa della reazione immediata dei mercati, l'equity strategist del Clsa, Chris Wood, sottolinea che solo se la situazione dei mercati finanziari dovesse peggiorare, e' possibile che vengano fatti passi collettivi concreti nel post-G20, in particolare ai prossimi G7. Il G7 tra ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali si terra' il 20-21 maggio a Sendai (capoluogo del Tohoku, la regione del Giappone colpita 5 anni fa dallo tsunami) e il G7 vero e proprio si svolgera' il 26-27 maggio a Ise-Shima.

Wood ha parlato a margine del Forum annuale che il broker (il cui capitale oggi e' a controllo cinese) ha organizzato a Tokyo riunendo circa 650 operatori finanziari e asset manager. “Nei G-20 si e ‘ un po' troppi” ironizza. “Il consesso giusto per indirizzare ai mercati messaggi in grado di andare al di la' delle parole mi pare il G7. Ma un eventuale coordinamento delle politiche macroeconomiche potra' avvenire solo sotto una forte pressione da parte di mercati in crisi. Allora si rafforzerebbero anche le pressioni sui Paesi che hanno un avanzo delle partite correnti perche' introducano maggiori stimoli fiscali”.

I cambi. Sul fronte del mercato dei cambi, in particolare, una soluzione collettiva per la stabilizzazione appare remota. Un Paese del G7 come il Giappone, del resto, ha di recente minacciato il ricorso a un intervento statale diretto sul mercato dei cambi per frenare il ritorno dello yen su una traiettoria di apprezzamento nonostante l'introduzione di tassi negativi nel suo sistema finanziario. Pensare che a gennaio la Cina era stata da molti accusata di contribuire a destabilizzare i mercati con una politica di deprezzamento del renminbi (ora le autorita' di Pechino cercano di rassicurare sul fatto che la valuta non si indebolira' ancora). La volatilita' valutaria, secondo vari analisti, pare destinata a essere alta, visto che i messaggi sulla “indesiderabilita” di forti escursioni nei valori di cambio e su impegni generici a non promuovere svalutazioni competitive lasciano il tempo che trovano. Difficile, pero', che Tokyo intervenga sui cambi tra il G20 e il G7, a scanso di imbarazzi.

Tassi negativi e divergenze delle politiche monetarie.
Il Giappone e' finito sotto accusa, da parte di molti esperti, per aver contribuito all'instabilita' dei mercati internazionali con l'introduzione a sorpresa di tassi negativi (annuncio del 29 gennaio). “Politica insana”, secondo Wood, resa possibile dal fatto che non solo Paesi minori ma anche la Bce si e' indirizzata su questa strada. Su mercati gia' tesi per vari fattori (dai dubbi sulla crescita cinese a quelli sull'economia globale, rilanciati dal calo dei prezzi del greggio), la mossa della Banca del Giappone e' parsa ad alcuni come un segnale della possibilita' di diffusione di ulteriori anomalie insostenibili, ad altri come l'indicazione dei limiti raggiunti dall'allentamento quantitativo (Qe). Il Japan strategist del CLSA, Nicholas Smith, parla di “bomba Nirp” (Negative Interest Rates Policy) lanciata dal governatore Kuroda: “Nel primario obiettivo immediato di indebolire lo yen, ha gia' fallito – dice Smith - E gli effetti all'interno del Giappone, e anche all'esterno con il rilancio di generali pressioni ulteriormente ribassiste sui tassi, sono indesiderabili”.

Smith ha individuato tra l'altro una curiosa correlazione tra discesa dei tassi giapponesi e aumento delle preoccupazioni sui default aziendali in Europa, mettendo a confronto l'andamento dei yields nipponici con quello dei Credit default swaps corporate europei: in pratica “la Nirp in Giappone sembra aver aumentato i timori di default in Europa”. Secondo Kozo Yamamoto, consigliere del premier Shinzo Abe, il vero problema alla base delle recenti turbolenze dei mercati starebbe nella “divergenza” tra la politica monetaria della Federal Reserve (orientata nel senso di rialzare i tassi) e quelle delle banche centrali dell'Eurozona e del Giappone, ancora indirizzate in senso ulteriormente espansivo: per risolvere il rebus, secondo Yamamoto, il G7 di Ise-Shima dovrebbe trasformarsi in uno specifico summit per affrontare le emergenze economiche. Per Wood, comunque, la Fed prima o poi - piu' poi, per non dare l'impressione di rimangiarsi troppo quanto deciso in precedenza - dovra' tornare ad abbassare i tassi, probabilmente nel terzo trimestre; nel frattempo le Borse rischiano di andare peggio, in quando non si vede cosa possa fare davvero da “floor” del mercato.

Banche in difficoltà. Per Brian Waterhouse, analista del settore bancario giapponese di Clsa, la Nirp e' stata devastante in Borsa sui titoli degli istituti di credito non solo per la prospettiva di minori profitti da interessi ma per un “turmoil” piu' generale: “Varie banche giapponesi non hanno nemmeno i sistemi elettronici in grado di gestire transazioni sul mercato monetario con tassi negativi”. La tempistica dell'annuncio dell'introduzione dei tassi e' stata inoltre sfortunata, in coincidenza con turbolenze sulle banche europee legate ai timori relativi a un colosso come Deutsche Bank: da Tokyo e' sembrato arrivare un segnale di contrazione delle prospettive di redditivita' per il settore bancario un po' ovunque, nel contesto di una possibile generalizzazione di un contesto di tassi sottozero.

In Giappone sono gia' aumentate le vendite di piccole casseforti: la gente e' spaventata dall'idea che in banca i soldi perdano valore, anche se gli istituti non hanno (ancora) applicato tassi negativi al retail. Cresce la concorrenza di societa' Internet che offrono soluzioni variegate e quella dei programmi-fedelta' dei grandi magazzini. L'effetto Nirp e' stato davvero a largo raggio: crollo delle azioni bancarie, passaggio in negativo dei rendimenti persino dei decennali; tassi negativi anche sui corporate bond di alcune singole societa' con rating di doppia A; tagli ai gia' minimi rendimenti offerti sui depositi bancari fino allo 0,001%; sospensione delle vendite al dettaglio per investitori retail di Jgb da parte del ministero delle Finanze; sospensione da parte delle compagnie Vita della vendita di alcuni tipi di polizze con rendimento garantito.

Boj in stand-by? Mentre Wood ritiene che il governatore Kuroda dovra' procedere a ulteriori espansioni della politica monetaria, come gia' promesso, finendo per espandere il raggio di azione dei tassi negativi, secondo Waterhouse la BoJ a marzo probabilmente non fara' nulla, anche se Draghi dovesse allentare ulteriormente pochi giorni prima: “La scusa sarebbe quella di aspettare per avere indicazioni piu' chiare sugli effetti della Nirp”. Inoltre Waterhouse ritiene che, dopo la bocciatura dei mercati e le apprensioni della popolazione, sara' difficile per Kuroda portare i tassi ancora piu' sottozero: “Alla fine sara' costretto a espandere gli acquisti di asset. Non solo Jgb, ma anche attivita' private. E magari direttamente obbligazioni corporate”.

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