Mondo

Le potenzialità nascoste nel rischio Cina

  • Abbonati
  • Accedi
Asia e Oceania

Le potenzialità nascoste nel rischio Cina

  • –Rita Fatiguso

Le possibili conseguenze della crisi cinese sono il convitato di pietra di questo G-20 finanziario. Pro domo sua, il governatore della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, ha abilmente glissato.

L’urgenza di arrivare a una conclusione del vertice sembra aver fatto il resto, lasciando sullo sfondo il tema delle prospettive dell’economia di Pechino, appese ai tempi lenti delle riforme strutturali e al deterioramento del contesto globale. Ma chi ha paura di una Cina indebolita e chi, invece, nonostante ciò potrebbe approfittarne?

Come ha registrato Il Sole 24 Ore, all’apertura del G-20 la Banca dei Brics (New Development Bank) ha fatto un ulteriore passo in avanti e ieri, a testimoniarlo, c’era il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, arrivato direttamente dalla capitale cinese per presenziare alla sigla di un importante contratto con i massimi rappresentanti di Brasile, Sudafrica, Russia, India.

Tutto ciò nonostante il fatto che si tratti di Paesi a rischio contagio, specie quelli come la Russia che – lo ha ricordato il direttore del Fondo Monetario, Christine Lagarde nella conferenza stampa di chiusura del vertice – dipendono dall’export di prodotti petroliferi.

Il rallentamento della Cina va visto nell’ottica di un riequilibrio della struttura economica, in futuro maggiormente orientata sui consumi, meno su export e investimenti. Ma c’è di più. A dirlo è il “Focus on” dell’ufficio studi di Sace sul rallentamento cinese che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, analizzando le potenzialità nascoste di questa crisi cinese.

L’aggiustamento di Pechino ha un impatto sull’economia globale e, in particolar modo, su alcune economie dell’America Latina che subiscono una flessione delle proprie esportazioni di commodity, specie minerarie. Ma gli effetti – avvisano gli economisti di Sace - non sono uguali per tutti: il ribilanciamento cinese puo rappresentare un vantaggio per i Paesi esportatori di quei prodotti in prima linea agroalimentari la cui domanda proveniente dal mercato cinese è, invece, prevista in accelerazione.

Chi può trarne vantaggio, dunque? Tra i beneficiari ci sono non solo alcuni Paesi dell’America Latina ma, più in piccolo, anche l’Italia. Bisogna quindi sfruttare l’evoluzione delle abitudini alimentari dei cinesi esportando beni alimentari lavorati di alta qualita; fornire macchinari per la lavorazione delle materie prime agricole utili a incrementare la produzione di quei beni della terra (materie prime e semilavorati) che, in prospettiva, potrebbero essere appetibili per la Cina.

Il governo cinese ha l’obiettivo di ridurre il peso degli investimenti sul Pil (pari a circa il 50%) e di affrontare i problemi di carattere ambientale, legati a un intenso utilizzo del carbone come fonte di energia primaria, attraverso maggiori stimoli ai consumi interni (a discapito di investimenti ed esportazioni), la produzione di beni di qualita piu elevata e lo sviluppo del settore dei servizi, il ricorso a fonti rinnovabili per l’energia.

Quali sono le possibili conseguenze di questa strategia?

Innanzitutto un rallentamento della crescita, tuttavia lo stimolo ai consumi interni e l’urbanizzazione porteranno ad un cambiamento nelle abitudini alimentari: i beni primari (come riso e soia) saranno in parte sostituiti da prodotti alimentari lavorati (formaggi, carne); l’obiettivo di produrre beni a piu alto valore aggiunto causera una minore domanda di metalli di base impiegati nell’industria pesante, in favore di metalli utilizzati nella produzione di beni di consumo (come zinco e alluminio); l’attenzione alla salvaguardia ambientale portera a un maggior ricorso alle energie rinnovabili e al gas naturale in sostituzione del carbone.

Tra i Paesi che subiranno gli effetti del cambio di rotta della Cina ci sono quelli dell’America Latina, principali fornitori di materie prime al mercato cinese.

Il nuovo modello di crescita cinese potrebbe avere effetti diversi sui Paesi latinoamericani, a seconda del bene esportato e del grado di dipendenza di questi Paesi dal commercio internazionale. Oggi la Cina e gia il quarto produttore mondiale di soia, l’aumento delle importazioni (dal 65% al 71% del totale dell’import mondiale di soia), è sensibile. La fascia di popolazione con reddito medioalto residente nelle aree urbane sta cambiando abitudini alimentari, aumentando l’export di beni lavorati di alta qualita in Cina. E bisogna fornire, inoltre, macchinari per la lavorazione delle materie prime agricole ai Paesi latinoamericani che cercano un aumento di produttivita per quei beni agricoli che, in prospettiva, potrebbero trarre vantaggio dal nuovo scenario economico cinese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA