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Tagli fiscali, Bruxelles vuole garanzie sul debito

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Europa

Tagli fiscali, Bruxelles vuole garanzie sul debito

  • –Beda Romano

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È troppo presto agli occhi della Commissione europea riflettere sull’ipotesi di maggiore deficit e di tagli fiscali nel 2017, come ventilato di recente da alcuni esponenti del Governo Renzi. Non solo perché Bruxelles deve ancora dare il suo giudizio sulla Finanziaria per quest’anno, ma anche perché molto dipenderà dal pacchetto complessivo di misure fiscali ed economiche che l’Italia presenterà a suo tempo. Essenziale comunque è evitare di spingere fuori rotta il risanamento del debito.

In una intervista al Corriere della Sera pubblicata ieri, il vice ministro dell’Economia Enrico Morando ha spiegato che l’esecutivo potrebbe anticipare «se ci fossero le condizioni» dal 2018 al 2017 alcuni tagli fiscali. Interpellata ieri la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva ha avuto gioco facile rispondere: «Non abbiamo alcun commento. Stiamo preparando le nostre analisi sui bilanci nazionali e immagino che questo sarà il quadro in cui valuteremo questi piani».

L’appuntamento a cui si è riferita la signora Andreeva è in maggio, quando Bruxelles pubblicherà il suo giudizio sia sulla Finanziaria 2016, segnata da controverse richieste di flessibilità di bilancio da parte del governo, che sul Documento economico e finanziario preparato dal ministero dell’Economia. Quest’ultimo includerà nei fatti il nuovo Piano di stabilità, e quindi una bozza di Finanziaria 2017, così come il nuovo Programma nazionale delle riforme.

In un’ottica comunitaria, la politica fiscale dell’Italia è legata alla capacità del governo di adottare riforme dell’economia e tagli alla spesa. Una eventuale riduzione delle imposte è vista con favore a Bruxelles, anche perché la Commissione è consapevole della necessità di sostenere la debole ripresa dell’economia. Entro certi limiti, un rialzo del deficit potrebbe essere accettabile purché sia associato a nuove riforme economiche e a nuovi tagli alla spesa, e non metta fuori rotta il risanamento del debito.

Secondo i partecipanti comunitari all’incontro di venerdì a Roma tra il premier italiano Matteo Renzi e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker i due uomini politici non sono entrati nei dettagli per quanto riguarda la politica economica. L’ex premier lussemburghese ha demandato al vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e al commissario agli affari monetari Pierre Moscovici la trattativa con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Soprattutto, non sembra che Juncker abbia preso alcun impegno a proposito della posizione che la Commissione assumerà su eventuali nuovi tagli fiscali italiani già nel 2017. L’esecutivo comunitario sta valutando in primis la Finanziaria per il 2016, che prevede richieste italiane di flessibilità di bilancio (a fronte di investimenti e riforme) per 0,8% del Pil. Regole europee permettono a Bruxelles di concedere un massimo di 0,75% di flessibilità (si veda il Sole 24 Ore del 24 febbraio).

Poiché l’Italia ha comunque finora un disavanzo sotto al 3,0% del Pil, il governo deve soprattutto evitare una procedura per debito eccessivo (salito ancora tra il 2014 e il 2015). Secondo esponenti comunitari, questa sarebbe inevitabile se le Finanziarie 2016 o 2017 mostrassero una significativa deviazione a livello strutturale rispetto agli obiettivi di pareggio a medio termine e alle stime comunitarie. Agli occhi delle autorità comunitarie, è significativa una deviazione di 0,5% del Pil o superiore.

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