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Iniziano le manovre per lo scontro finale

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Iniziano le manovre per lo scontro finale

Reuters
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Archiviato negli scaffali della storia il Super Martedì, anche un esperto di campagne elettorali come David Plouffe, l'artefice della vittoria di Obama del 2012 ha un pronostico sicuro: a novembre avremo Hillary contro Donald.

E a giudicare dalle dichiarazioni notturne ci credono anche loro, i due candidati che hanno dominato ieri notte l'appuntamento elettorale più significativo nella corsa verso la Casa Bianca del 2016. Soprattutto ci credono le loro basi politiche, i loro manager, che ai quartier generali ormai da qualche giorno hanno un solo pensiero: quali strategie adottare contro l'avversario nella corsa nazionale? Quali scheletri negli armadi si possono scoprire o ripescare per far partire una campagna negativa? Trump sembra impermeabile a qualunque attacco. Sarà possibile trovare qualcosa che lo incastri, imbarazzandolo davvero? E' possibile che ci sia uno scandalo sessuale? E se ci fosse, in quel periodo era sposato o scapolo? Nel caso di Hillary, sarà consigliabile rispolverare il suicidio di Vincent Foster, vice consigliere del Presidente, molto vicino alla coppia presidenziale? O si rischierà un boomerang? Fu uno scandalo quello di Foster, che travolse l'avvio del del primo mandato di Bill Clinton. E ci furono innuendo di vario genere, con pettegolezzi mai provati sui motivi che avevano indotto Foster a suicidarsi. Sapeva troppo su certe transazioni finanziarie? Fu un omicidio di stato invece di un suicidio? Aveva scoperto qualcosa che lo aveva turbato profondamente al punto da spingerlo a un gesto estremo? Parliamo di fatti del 1993, ma non si sa mai, forse potrà davvero emergere qualcosa di nuovo.

Archiviato il Super Martedì la partita elettorale americana cambia marcia. Si ragiona su base nazionale, non più locale, si fanno le prove generali per lo scontro post nomination e si cerca di identificare il concorrente più probabile con cui ci si confronterà per mettere a punto strategie di comunicazione. Le ipotesi su Trump ad esempio sono studiate nel dettaglio ai quartieri generali di Brooklyn di Hillary Clinton e il lavoro è già in una fase avanzata. Ci sono intanto due scuole di pensiero. C'è chi dice che se il vincitore finale sarà Trump, Hillary non avrà bisogno di giocare sporco, potrà restare al di sopra delle parti e concentrarsi sulle tematiche. Sappiamo però che Bill Clinton non la pensa così. Già quando lo intervistammo a settembre era convinto che Trump non andava sottovalutato. Non solo ha avuto ragione, ma oggi l'ex Presidente teme che questo candidato fuori da qualunque logica possa essere una seria minaccia per la vittoria della moglie:” La corsa sarà comunque molto stretta, ma di certo non possiamo lasciare nulla di intentato contro Trump perché ha dimostrato di sapere leggere nel modo più efficace per il suo messaggio l'umore degli americani” ha detto qualche giorno fa Clinton in un talk show televisivo.

Siamo ancora nell'ipotetico ovviamente. In campo democratico la certezza, dopo il Super Martedì è che la vittoria per la nomination alla convenzione di Filadelfia andrà a Hillary. In quello repubblicano c'è ovviamente un forte consenso su Trump. Ma fra i due chi rischia di più è Trump. E' vero che Hillary potrebbe avere incidenti di percorso, ad esempio una incriminazione dell'FBI per lo scandalo delle email, ma il suo percorso verso la nomination appare certo. Trump invece ha contro l'establishment del partito che cercherà di far di sì che da qui ai prossimi appuntamenti elettorali importanti le sue ali siano tarpate. Potrebbe essere oggetto di rivelazioni imbarazzanti di vario genere. Si dice ad esempio che abbia mentito sul suo patrimonio :” altro che dieci miliardi di dollari – mi dice una persona che lo conosce bene e, occore ammettere, non lo stima – stiamo parlando di una frazione di quella cifra, le sue sono finzioni contabili”. C'è anche attesa per un nuovo libro sugli scandali sessuali di Jeffrey Epstein, suo grande amico, condannato per aver avuto relazioni sessuali con minorenni. Stiamo parlando poer intenderci dello stesso personaggio che ha creato non poco imbarazzo per la Casa Reale britannica quando si seppe che il Principe Andrew era suo compagno di avventure. Donald, faceva parte dello stesso giro.

Ma questi elementi sono gli stessi al vaglio delle due squadre elettorali. Perché oggi ciascuna delle squadre non solo è convinta di vincere ma è convinta di sapere che vincerà in campo opposto. Trump contro Clinton insomma, con tutte le ramificazioni del caso. Supponendo che andrà a finire così, come del resto suggeriscono i risultati di ieri, dobbiamo dare atto a Bill Clinton: ha ragione a preoccuparsi seriamente di Trump, se arriverà alla nomination vorrà dire che è riuscito a prevalere contro l'establishment del suo partito che da qui ad allora avrà cercato di fare di tutto per bloccargli la strada. Semmai, nell'ulitma volta verso novembre, sarà ancora più forte. Dunque non solo tematiche e piattaforme, ma anche “dirt”, “sporcizie” come si dice da queste parti: per l'ultimo stretch verso la Casa Bianca la lotta sarà senza quartiere.

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