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Il taglio alle riserve deprime lo yuan e Moody's ribassa l’outlook di…

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alla vigilia della plenaria del parlamento

Il taglio alle riserve deprime lo yuan e Moody's ribassa l’outlook di Pechino

Com'era prevedibile, l'ennesimo taglio dei ratios all'indomani del G20 di Shanghai non ha sortito gli effetti sperati dalla Banca centrale, deprimendo ancor di più le quotazioni dello yuan.
Dall'inizio dell'anno la borsa di Shanghai ha perso il 20% e lo yuan ha lasciato sul campo lo 0,80% sul mercato onshore rispetto al dollaro Usa.
In più la Cina deve accusare il colpo del downgrading del rating a opera di Moody's che ha minacciato di declassare l'economia cinese. Moody's infatti ha rivisto al ribasso – da stabile a negativo - l'outlook della Cina, la decisione, informa l'agenzia di rating, è stata presa sulla scia dell'aumento del debito pubblico e della fuga di capitali dal Paese, oltre che dei dubbi sulla capacità del Governo cinese di realizzare le riforme economiche promesse. Moody's ha deciso comunque per il momento di mantenere inalterata la classificazione di Aa3 sul debito cinese.
Un altro elemento critico di giornata sta nel fatto che la Cina renderà più facili gli investimenti cinesi quest'anno. Una tacita ammissione di un fenomeno molto grave, visto che la Cina ha bisogno di investimenti di qualità che, invece, stanno lasciando il Paese. Lo ha detto Shen Danyang, portavoce del ministero e capo dell'ufficio studi. L'anno scorso la Cina ha attirato 126.3 miliardi di dollari (pari a 781.4 miliardi di yuan, in non-financial FDI nel 2015, su del 6.4 per cento sul 2014. Il boom degli investimenti cinesi all'estero più che raddoppiati l'anno scorso non può certamente compensare il fenomeno.

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