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Colpevolisti e complottisti: Brasile spaccato in due su Lula

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DOPO L’INTERROGATORIO

Colpevolisti e complottisti: Brasile spaccato in due su Lula

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È solo la prima puntata di una telenovela che durerà a lungo. L'ex presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, prelevato dalla polizia, interrogato e infine rilasciato in merito allo scandalo Petrobras ha scosso il Paese e attirato l'attenzione di tutta la comunità internazionale.
Un presidente idolo - il cui consenso popolare interno, nei momenti migliori, ha superato l'80% - ora potrebbe rimanere invischiato in un'indagine giudiziaria che ha già portato all'arresto di politici di primo piano.

Il Brasile è spaccato in due, i complottisti e i colpevolisti. I primi sostengono che quest'operazione è puramente politica, una macchina del fango mirata a distruggere l'immagine di un presidente onesto, da sempre mal sopportato dall'establishment del Paese. I secondi ritengono invece che Lula non poteva essere all'oscuro del meccanismo di corruzione esteso e capillare che drenava risorse a Petrobras, il colosso energetico del Paese.

La licitazione, i grandi gruppi, la sovrafatturazione, la tangente del 3% destinata al Pt, il Partito dei lavoratori. Quello di Lula e dell'attuale presidente Dilma Rousseff.
Intanto il giudice federale Sergio Moro, che ha ordinato alla polizia di prelevare l'ex presidente Lula dalla sua casa di San Paolo e di portarlo a deporre, ha precisato in una nota che la misura coercitiva «non rappresenta un'anticipazione di colpevolezza per l'ex presidente Lula».

Il mito-sbiadito potrà, chissà, uscire pulito e rivincere le prossime presidenziali del 2018. Lui ci crede. Proprio ieri Lula ha dichiarato: «Mi offro come candidato, ho 70 anni ma ho ancora la voglia di un giovane di 30 e un corpo da atleta di 20. Quindi mi candido: se volete un generale che animi la truppa, sono qui», ha annunciato l'ex operaio sindacalista infiammando una platea di sindacalisti radunati dal Pt.
Oppure uscirà di scena macchiato da una tangentopoli brasiliana che offuscherà per sempre l'immagine di un presidente operaio, di origini umilissime, sbarcato a San Paolo dal nordest brasiliano sul cassone aperto di un camion insieme alla madre e a sei fratelli.

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