Mondo

Il miracolo dopo il prelievo forzoso sui conti: così Cipro ha battuto…

  • Abbonati
  • Accedi
non solo grecia

Il miracolo dopo il prelievo forzoso sui conti: così Cipro ha battuto la Troika

Marka
Marka

«Cipro è fuori dal memorandum. Continueremo i nostri sforzi con serietà, evitando i populismi e gli errori del passato». Così, con un semplice tweet, il ministro delle Finanze cipriota - il tecnocrate Harris Georgiades - ha annunciato di aver chiuso con effetto immediato il cosiddetto Extended Fund Facility con due mesi di anticipo sulla scadenza dei prestiti. E' il terzo Paese europeo a uscire dal programma di aiuti internazionale dopo Irlanda, Spagna e Portogallo (ma non Grecia), tra l’altro senza aver utilizzato circa il 30% dei 10 miliardi di euro stanziati a suo tempo dalla Troika.
La stessa Christine Lagarde, numero uno del Fmi, si è congratulata «con il popolo e il governo di Cipro per i risultati conseguiti» e per la ripresa «impressionante» dell’economia negli ultimi tre anni. «Il sistema bancario è molto più solido e soluzioni sui crediti deteriorati stanno accelerando, aprendo lo spazio a nuovi prestiti». Inoltre «la posizione fiscale è stata riportata su una strada sostenibile e il debito pubblico è ora su una traiettoria al ribasso. In aggiunta Cipro è tornato sui mercati dei capitali internazionali e ha emesso con successo tre eurobond negli ultimi 21 mesi». «Nel complesso, le autorità cipriote hanno svolto un lavoro molto, molto buono», ha chiosato il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.
Ma come ha fatto l’isola mediterranea a risorgere così in fretta dal dramma del 2013?

Il dramma del 2013: conti, azioni e obbligazioni azzerate
Facciamo un passo indietro e ricordiamo per quali motivi Cipro era finita sotto programma. In estrema sintesi, nel 2013 il sistema bancario dell’isola del Mediterraneo (ipertrofico per il suo passato di paradiso fiscale: nel 2012 valeva il 550% del Pil) è imploso, principalmente perché pieno zeppo di titoli di Stato greci, il cui valore era crollato dopo gli haircut dell’anno precedente. In cambio degli aiuti internazionali, Nicosia ha acconsentito a un “bail in” che ha spazzato via in una notte 9,4 miliardi di euro tra azioni, obbligazioni bancarie e conti correnti dei cittadini (per la parte superiore ai 100mila euro). Il primo e unico caso di “bail in” in un’Eurozona che oggi espressamente ne prevede la possibilità. Accompagnato da un controllo dei capitali strettissimo.

Il miracolo cipriota, fatto di riforme e sacrifici
La botta è ovviamente stata terribile: il Paese è sprofondato in una pesante recessione, mentre la disoccupazione si è drammaticamente impennata. Ma fin da subito l’economia cipriota - che si regge su un mix di finanza, attività portuale e turismo - si è dimostrata particolarmente coriacea, battendo i pur duri target imposti da Fmi, Bce e Commissione Ue. Per il 2015, ad esempio, la Troika prevedeva un rapporto debito pubblico-Pil al 126%, invece Cipro è riuscita ad abbatterlo al 106% (20 punti percentuali in meno!). E il ritorno all’avanzo primario, previsto dalla Troika per il 2015, è invece arrivato subito nel 2013, il primo anno del programma di aiuti. Merito anche delle dure riforme varate da Nicosia, con tagli alla spesa pubblica, riordino del sistema previdenziale e privatizzazioni a tappe forzate. In meno di tre anni di sacrifici Cipro ha raccolto i frutti del suo lavoro, chiudendo il 2015 con un Pil in crescita dell’1,5% (circa il doppio dell’Italia), togliendosi persino il piccolo e temporaneo sfizio di sorpassare la Germania nell’ultimo trimestre dell’anno scorso (Pil a +0,4% contro il +0,3% di Berlino).

Un futuro da consolidare
L’uscita dal programma è segnata da una piccola smagliatura: Cipro non riceverà i 275 milioni finali di prestiti (di cui non ha bisogno) a causa della mancata privatizzazione della compagnia di telecomunicazioni Cyta, dovuta all’ostilità del Parlamento. Ma l’Eurogruppo non ha espresso particolari preoccupazioni, ricordando solo che la misura costituirebbe «un ulteriore passo a favore della crescita».
Quindi tutto bene per Cipro? Non proprio. Le sofferenze bancarie ereditate dal “bail in” rimangono pesanti (circa 27 miliardi di euro) e la gestione del debito pubblico comunque impegnativa. Certo, le scadenze sono state allungate e già quest’anno lo stock scenderà sotto il 100% del Pil, ma la nuova sfida per Nicosia è riconquistare lo status “investment grade”, senza il quale è stata esclusa dal Quantitative easing della Bce. L’obiettivo è farcela entro il 2019, il primo anno davvero pesante sul profilo dei rimborsi obbligazionari. Vedremo se Cipro riuscirà a vincere anche questa sfida.

© Riproduzione riservata