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il processo alla pilota ucraina

L’ultima sfida della top gun ucraina Nadia Savchenko a Mosca: «Morirò prima di essere condannata»

Nadia Savchenko  (Reuters)
Nadia Savchenko (Reuters)

«Volevate il mio ultimo discorso alla corte? Eccolo!» grida in ucraino Nadezhda Savchenko, in piedi sopra la panchetta della sua gabbia di vetro di imputata, mostrando il dito medio ai giudici del tribunale di Donetsk, Russia: «Non accetto la mia colpa né riconosco il verdetto di un tribunale russo».

Il 4 marzo scorso Nadia - 34 anni, pilota di elicotteri d’attacco, veterana dell’Iraq - ha iniziato uno sciopero della fame e della sete, la sua ultima protesta contro un processo continuamente prolungato. Lasciarsi morire prima della sentenza, fissata per il 21 marzo, questa era la sua sfida alla Russia che la tiene in carcere da più di un anno e mezzo. «E Nadia mi ha detto che non sopravviverà fino alla sentenza», racconta la madre, Maria, dopo averle stretto la mano gelata.

Giovedì mattina, quella che appare una prima svolta positiva nella vicenda si trasforma presto in crudele imbroglio. Nadia comunica di voler sospendere almeno lo sciopero della sete, dopo aver ricevuto dal proprio avvocato una lettera in cui il presidente ucraino, Petro Poroshenko, la supplica di interrompere la sua protesta. «Non vogliamo che la sua salute peggiori - è scritto nel foglio che l’avvocato, Mark Feygin, mostra anche su Twitter - a noi serve una Nadezhda Savchenko in salute, eroe dell’Ucraina, deputata del popolo, simbolo della nostra libertà». Poroshenko le spiega di essere in costante contatto con l’ambasciata ucraina in Russia: ma poco dopo da Kiev smentiscono, la lettera è un falso. «Il presidente ha trasmesso parole di sostegno attraverso la sorella Vera e la madre, ma non ha spedito alcuna lettera», spiega il portavoce del presidente ucraino, Svjatoslav Tsegolko. Un gesto imperdonabile per screditare Nadezhda, dice Feygin.

Dall’estero, dagli Stati Uniti alla Germania, si moltiplicano gli inviti al Cremlino perché salvi il soldato Savchenko, detenuta - si ricorda - in violazione degli Accordi di pace di Minsk. «La sua vita è in pericolo», dice uno dei legali, Nikolaj Polozov. Il che mercoledì non ha impedito all’imputata di tornare all’attacco, gridando che anche la Russia avrà il suo Maidan, le proteste di piazza a Kiev contro il regime di Viktor Yanukovich: «Se volete provare la vostra forza fate pure - ha detto Nadia ai giudici - ma ricordatevi che qui giochiamo con la mia vita. La posta in gioco è alta, ma io non ho niente da perdere».

La chiamano la Giovanna d’Arco ucraina: Nadia Savchenko è in carcere nella regione di Rostov-sul-Don, non lontano dal confine con l’Ucraina, dal luglio 2014. Allo scoppio della guerra nel Donbass - due mesi prima - si era arruolata contro i separatisti, nel battaglione Aidar. Ma nega le accuse dei russi: aver attraversato illegalmente il confine dopo aver fornito le coordinate che permisero alle forze governative ucraine di lanciare un attacco di artiglieria uccidendo due giornalisti televisivi russi, nella regione di Luhansk. Nadia sostiene di essere stata catturata in Ucraina, e portata in Russia contro la propria volontà prima ancora dell’attacco di mortaio ai due giornalisti russi, Anton Voloshin e Igor Kornelyuk. Circostanze, secondo i legali, provate anche dai dati contenuti nel suo cellulare.

Contro di lei, che in patria è ormai considerata un’eroina simbolo della sfida a Mosca, la procura ha chiesto 23 anni di reclusione. Mentre in risposta alle richieste di liberazione immediata della Savchenko, Mosca definisce «inaccettabili» le interferenze nel caso, sul quale il Cremlino commenterà soltanto una volta pronunciata la sentenza. Sapendo che questa potrebbe arrivare troppo tardi, mercoledì sera Poroshenko - che definisce il processo Savchenko «una farsa» - si è detto disposto per la prima volta a qualunque scambio con i russi: «Sì, come presidente dell’Ucraina - ha detto Poroshenko citato dall’agenzia Interfax - sono pronto a usare le mie prerogative costituzionali e scambiare Nadezhda, e fare il possibile perché possa tornare a casa al più presto». Finora la Russia, che non si riconosce parte belligerante nel conflitto nell’Est Ucraina, per questa ragione ha escluso per Nadia Savchenko uno scambio tra prigionieri di guerra: ma all’offerta di Poroshenko il Cremlino ha risposto che Vladimir Putin «ne ha preso nota». La svolta nel caso Savchenko può venire solo da qui.

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