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Antifrodi Ue, è scontro con la Commissione sull’immunità a Kessler

Giovanni Kessler
Giovanni Kessler

Apparentemente è un inedito caso giudiziario, ma basta poco per capire che l’aspetto giuridico, seppure clamoroso (in gioco c’è l’indipendenza dell’Olaf, l’Ufficio antifrode dell’Ue che sovrintende a tutte le attività investigative sull’uso illecito dei fondi europei), è solo un pretesto e che si tratta invece di uno scontro politico-istituzionale (nato sotterraneamente nel 2012 sotto la regia del Ppe) tra la Commissione europea e il direttore dell’Olaf Giovanni Kessler, magistrato italiano trasferito a Bruxelles nel 2011 alla guida di uno dei posti più importanti delle istituzioni europee. Scontro che rischia di incrinare nuovamente le relazioni tra il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il premier Matteo Renzi.

Oggetto del contendere, la decisione di revocare l’immunità a Kessler per aver suggerito a un testimone del caso Dalli - il commissario Ue alla salute (Ppe) che nel 2012 fu costretto alle dimissioni per collusione con le multinazionali del tabacco - di registrare una telefonata alla presenza di investigatori, così da avere un’ulteriore prova. La revoca è stata richiesta dal Ppe fin da dicembre 2014 e continuamente reiterata. Nei mesi scorsi, pressata dal Ppe, la Commissione ha a sua volta pressato Kessler affinché si dimettesse, sotto la minaccia della revoca dell’immunità; ma avendo ottenuto solo rifiuti, si sarebbe decisa a formalizzare la decisione il 2 marzo. «Per ragioni legali non posso dire neanche una parola su questo» rispondeva ieri il portavoce della Commissione Margaritis Schinas a chi chiedeva conferma, spiegando che, essendo in corso un’indagine della magistratura belga, non è possibile violare il segreto istruttorio. Tuttavia, alla luce dei fatti, sembra che l’obiettivo perseguito in questi mesi siano state le dimissioni di Kessler, per sostituirlo con un tedesco del Ppe. Certo è che la decisione non è stata neppure comunicata al destinatario, tant’è che mercoledì Kessler ha scritto al presidente della Commissione chiedendogli il provvedimento, per impugnarlo davanti alla Corte di giustizia. «È in gioco l’indipendenza e la possibilità di funzionamento dell’Olaf: se i suoi funzionari sono sotto la minaccia di una revoca dell’immunità, non possono più lavorare» spiega il direttore dell’Olaf, ricordando che l’indipendenza del suo Ufficio è protetta da una norma specifica che consente, appunto, di ricorrere alla Corte di giustizia.

Dal punto di vista giuridico si tratta di uno strappo senza precedenti. L’Olaf è un’Autorità indipendente che può indagare su tutti i funzionari Ue, compresi i giudici della Corte. L’immunità prevista dal Trattato riguarda le indagini degli Stati membri sui funzionari, per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni. Ovviamente può essere tolta ma ciò avviene soltanto quando il funzionario ha agito contro gli interessi Ue e non “per conto e in difesa della Commissione”. Nella fattispecie, a indagare è la magistratura belga, che vorrebbe interrogare Kessler sulla registrazione di quella telefonata (peraltro neppure usata dall’Olaf nell’indagine), considerata illegale dalla legge belga ma non dalla legge europea né da quelle della maggior parte degli Stati Ue.

La revoca dell’immunità creerebbe un pericolosissimo precedente, perché esporrebbe ogni singolo atto di indagine dell’Olaf alle giurisdizioni dei 28 Paesi membri, paralizzandone di fatto l’attività. Anche per questo, forse, è stata usata finora come minaccia per spingere Kessler alle dimissioni. La commissaria europea per il Bilancio e il personale, Kristalina Georgieva, ha infatti usato l’immunità di Kessler come «merce di scambio» per mesi, offrendogli l’alternativa di dimettersi dal suo incarico all’Olaf (che scade a febbraio 2018) e di assumerne un altro. Non è chiaro se di questa trattativa sia stato informato il Collegio che il 2 marzo ha deciso la revoca. Certo è che il Ppe tedesco da tempo insiste per le dimissioni, in particolare la presidente del Comitato di controllo dei bilanci del Parlamento europeo, Ingeborg Grassle, uscita infine allo scoperto l’altro giorno con la richiesta di revoca dell’immunità del direttore dell’Olaf e con la denuncia di quelli che ha definito «sporchi accordi».

I popolari tedesci puntano alla poltrona di Kessler, che ha un passato come esponente del Pse. Partito che in questo frangente si è sentito ben poco, salvo un’interrogazione urgente dell’europarlamentare Nicola Danti, vicino a Renzi, per sapere se è vera la notizia della revoca dell’immunità, se davvero è stata minacciata per mesi per far fuori Kessler e se il capogruppo del Ppe Manfred Weber ha realmente scritto alla Commissione per chiedere le dimissioni del direttore dell’Olaf.

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