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Germania, nell’industria gli occupati stranieri crescono il triplo…

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STUDIO IW

Germania, nell’industria gli occupati stranieri crescono il triplo dei tedeschi. Tra i professionisti italiani terzi

Novantatremila lavoratori qualificati in meno. La Germania avrebbe oggi difficoltà a coprire l’offerta di lavoro di industria e servizi sanitari se negli ultimi tre anni non ci fosse stata una massiccia migrazione. I nuovi impiegati sono arrivati da Unione europea, India e Cina. Per il momento, invece, i rifugiati trovano occupazioni soprattutto non qualificate.

Uno studio dell’Institut der deutschen Wirtschaft Köln (Iw), istituto per la ricerca economica di Colonia, quantifica in 74.100 posti nell’industria e 19.300 nelle professioni sanitarie il gap di “manodopera” che la Germania vivrebbe oggi se non ci fosse stata una crescita notevole degli occupati stranieri.

Tra la fine del 2012 e metà 2015, infatti, l’occupazione di specializzati e professionisti (con laurea) stranieri è aumentata del 16 per cento mentre l’impiego di tedeschi con le stesse qualifiche è sceso dello 0,1 per cento. Molto elevata tra gli stranieri, inoltre, è stata la dinamica di aumento generale nelle occupazioni legate al settore industriale dove il tasso di crescita è stato del 27%, il triplo dei tedeschi.

Nel secondo trimestre 2015, evidenzia l’Iw, nell’industria erano occupati 67mila stranieri (con lavori soggetti a contributi previdenziali, dunque non mini-job) a fronte di 758mila tedeschi.

Quanto alle nazionalità prevalenti, a livello di professionisti (vale a dire con laurea) nell’industria spicca il primo posto dei francesi tallonati dagli indiani. Italiani al terzo posto. Seguono spagnoli, austriaci, cinesi, turchi, russi, polacchi e rumeni. Nella sanità, invece, al primo posto ci sono i rumeni, seguiti da greci, austriaci e - al quarto posto tra gli occupati stranieri - si posizionano i siriani. Millecinquecento avevano un lavoro a tempo pieno nel secondo trimestre 2015. In totale c’erano 239mila occupati tedeschi e 29mila stranieri.

A parte il caso dei siriani nelle professioni sanitarie, per il momento i rifugiati non vanno a coprire posti qualificati, quelli dove c’è e ci sarà sempre più richiesta non soddisfatta dall’interno della Germania. «La migrazione dei rifugiati - si legge nel rapporto di Iw - potrebbe certo nutrire la speranza di trovare una soluzione ai problemi demografici del mercato del lavoro. Tuttavia, i dati attuali dimostrano che molti di essi hanno un gap di qualificazione e soltanto una quota minoritaria è occupata».

A giugno 2015 quasi la metà - il 44% - dei lavoratori provenienti da Siria, Afghanistan, Iraq ed Eritrea avevano lavori non qualificati, il triplo della media tedesca. Per meglio inserire i rifugiati nel mercato del lavoro - conclude lo studio dell’Istituto di Colonia - sarebbe necessaria una nuova legge sull’immigrazione che semplifichi le complesse e differenti normative introducendo un unico permesso di residenza. Utile potrebbe essere anche un sistema a punti che consenta l’ingresso anche agli immigrati che non abbiano già un’offerta di lavoro ma siano potenzialmente impiegabili considerati età, conoscenza del tedesco e titolo di studio.   

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