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I due italiani uccisi da mitra

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Medio Oriente

I due italiani uccisi da mitra

  • –Ivan Cimmarusti

ROMA

Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici della Bonatti sequestrati a luglio scorso e uccisi giovedì in Libia, «sono morti per raffiche di mitra che li hanno raggiunti nella parte superiore del corpo». Sono i risultati dell’esame autoptico compiuto ieri al policlinico Gemelli di Roma. Ricostruzioni mediche che confermano le ipotesi investigative della Procura della Repubblica capitolina: i due sarebbero caduti sotto i colpi delle milizie di Sabrata, impegnate nell’operazione contro il gruppo di sequestratori, e non per mano dei loro carcerieri.

Una ipotesi, questa, sostenuta dal sindaco di Sabrata Hussein Dhawadi, secondo cui «sono stati uccisi dai loro carcerieri prima dello scontro con le forze speciali». L’autopsia è stata compiuta dai consulenti di parte, i medici Luisa Regimenti e Orazio Cascio. Stando alle loro risultanze, poi illustrate dall’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, difensore dei familiari di Failla, «l’autopsia di Tripoli non è stata un’autopsia. È stata una macelleria».

Caroleo ha spiegato che «il prelievo di parte dei tessuti corporei ha reso impossibile l’identificazione dell’arma usata, la distanza da cui sono stati sparati i colpi e le traiettorie dei proiettili». Ha aggiunto che «è stato fatto qualcosa che ha voluto eliminare l’unica prova oggettiva per ricostruire la dinamica dei fatti».

In realtà i medici italiani sono riusciti ad estrarre dal corpo di Fausto Piano alcune schegge di proiettile e, dunque, non è escluso che si possa risalire almeno all’arma che ha ucciso i due. Quel che l’autopsia italiana ha accertato, invece, è che Failla, secondo quanto hanno riferito i consulenti di parte Regimenti e Cascio, è morto per i colpi che lo hanno raggiunto allo sterno e alla zona lombare. Il suo corpo è stato raggiunto da almeno sei colpi di mitra, che hanno provocato la rottura dei grossi vasi e del fegato.

I danni maggiori sono stati fatti sul lato sinistro, dove i proiettili hanno provocato la frattura del femore e dell’omero. Stesse modalità per Piano: l’esame ha infatti evidenziato che anche lui è stato raggiunto da una serie di colpi nella parte superiore del corpo. Dunque nessuno dei due è stato colpito alla testa e, anzi, le ferite riscontrate sono compatibili con il fatto che i due fossero seduti all’interno dei pick up attaccati dalle milizie.

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