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New York insorge contro il “Pokemon di Calatrava”

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New York insorge contro il “Pokemon di Calatrava”

NEW YORK - Due cose sono certe: è costato 4 miliardi di dollari, il doppio del budget previsto. E ci sono voluti dodici anni per partorirlo, più del doppio dei cinque ipotizzati. Numeri che ne fanno la più cara e attesa stazione della metropolitana al mondo:il World Trade Center Transportion Hub è stato inaugurato nei giorni scorsi a Manhattan, opera del celebre quanto controverso architetto spagnolo Santiago Calatrava, diventando l'ultimo dei grandi progetti di ricostruzione dalle devastazioni degli attentati dell'11 settembre. Ma anzichè celebrare la conclusione di una rinascita, i newyorchesi - dai critici d'architettura ai passanti - hanno inscenato una vera e propria ribellione. Una rivolta espressa da una lunga collezione di improperi - e lasciamo da parte gli insulti veri e propri di cui il web si è reso grancassa - rivolti al nuovo centro del trasporto di massa e al suo “auteaur”.

È impossibile persino distinguere le reazioni degli esperti da quelle dei dilettanti. Leggere per credere: sembra la «carcassa di un tacchino dopo il pranzo di Thanksgiving». Oppure, a scelta, «il cadavere di un dinosauro» o «un mostro di Pokemon capovolto». Ancora «la tana di marmo d'un coniglio». L'attribuzione giusta, per i curiosi, è la seguente: il primo paragone è d'un cittadino qualsiasi; il secondo e il terzo dell'illustre critico del New York Times; il quarto di un sito d'arte. Nessuno vede invece segno dell'elegante colomba della pace che spicca immaginata dal vincitore del premio europeo per l'Architettura del 2015. Qualcuno - Artnetnews - si spinge semmai a cercare nel progetto, non plus ultra dell'ignominia, la firma segreta di Trump, quel Donald costruttore tanto volgare nella sua campagna politica presidenziale quanto faraonico, tronfio e banale nei suoi grattacieli.

Le polemiche devono essere giunte all'orecchio delle autorità locali - corresponsabili della debacle pluriennale - che non se la sono neppure sentita di fare buon visto a cattivo gioco. La cerimonia di inaugurazione (ma non pensiate che transenne, impalcature e scavatrici siano già sparite) è stata rinviata tre volte e alla fine, ha sottolineato la stampa locale, è avvenuta con Calatrava orfano della nomenclatura, dai governatori di New York e New Jersey, ai dirigenti della Port Authority che governa i sistemi di trasporto, fino al sindaco. Un bizzarro quadro, insomma, che fa pensare a Milano e non a Manhattan come caput mundi, con i suoi ambiziosi e realizzati progetti architettonici e urbanistici legati all'Expo.

Se a due passi dall'opera di Calatrava, Wall Street è tuttora fresco simbolo degli eccessi dei mercati, la colomba mancata - con il suo oculus centrale ispirato alla classicità del Pantheon ma a forma di palpebra socchiusa - è oggi diventata simbolo degli «abusi estetici e finanziari dell'architettura» (altra espressione presa in prestito dalla pioggia di critiche).

Sul New York Times, Michael Kimmelmann decreta il progetto «un grandioso simbolo di sprechi». E definisce ormai Calatrava, con questo e altri progetti, come una caricatura di se stesso, l'architetto famoso le cui innovazioni sono in realtà assai poco originali, poco più di un “pastiche” di idee e soluzioni ormai ripetute e stanche. Lo Hub non si riscatta neppure per funzionalità o contributi all'urbanistica. La volta che si apre sotto l'oculus per un attimo può imitare grandi spazi sognanti. Ma in realtà, avverte Kimmelman, è inutilizzabile come centro di un quartiere vitale: anzichè permettere la socializzazione di locali integrati nell'ambiente, sarà una collezione come tante di boutique di ultra-lusso che come tanti vandali in tacchi a spillo tra pochi mesi ne diventeranno il “cuore”. Forse unico segno capace di distinguere l'edificio da una «follia del socialismo reale», da un finto Palazzo del Popolo testimone di arroganza. Non basta: la ragnatela di corridoi che copre è, in realtà, assai meno di una ragnatela, piuttosto un groviglio estenuante e alienante di collegamenti per pendolari.
Kimmelman, in realtà, offre anche una interpretazione meno inorridita dello spettacolo di Calatrava. Nel migliore di casi, dice, la cittè avrà una nuova attrazione pronta per Instagram.

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