
Il terrore è ancora una volta calato nel centro di Ankara, la capitale turca, domenica sera. Un'autobomba è saltata in aria nella centralissima piazza Kizilay, riducendo in un mucchio di ferraglia bruciata autobus e vetture e facendo un numero di morti che, per il momento, è salito a 37 ma che rischia di crescere ancora. A fornire il drammatico bilancio è stato questa mattina il ministro della Salute, Mehmet Muezzinoglu: resta per ora confermato il ferimento di 125 persone. È un ulteriore colpo per una metropoli che aveva appena smesso di piangere i 29 morti dell'attentato di tre settimane fa.
«La deflagrazione è stata causata da un veicolo imbottito d'esplosivo in prossimità della piazza Kizilay», ha annunciato l'ufficio del governatore in un comunicato. L'esplosione s'è prodotta alle 18.45 locali in quest'area che si trova nel cuore nevralgico della città, dove passano diverse linee di autobus e dove si trova una stazione della metro.
Sul luogo sono accorse numerose ambulanze per soccorrere i tanti feriti. Almeno 23 persone sarebbero morte sul colpo, altre durante il trasporto in ospedale, secondo la rete Cnn-Turk. I feriti sono stati portati in dieci nosocomi. «Una decina di loro» sono gravi, ha detto una fonte medica, riportata dalle agenzie internazionali.
L'attentato non è al momento stato rivendicato ma le autorità turche avrebbero identificato due persone: un uomo di nazionalità turca, con dei precedenti penali per legami con il Pkk e una studentessa di 23 anni sparita nel 2014 e già processata per far parte e svolgere attività di propaganda per i separatisti curdi.
Intanto le autorità turche hanno parzialmente revocato oggi il coprifuoco imposto nella parte storica di Diyarbakir, ma hanno annunciato misure simili a Yuksekova e Nusaybin, altri centri del sud-est del Paese dove è forte la presenza curda. Da stamane gli abitanti del distretto di Sur sono stati autorizzati a entrare in una serie di strade, dove ci sono importanti danni. I residenti non potevano andarci dall'inizio del mese di dicembre.
Diversi altri quartieri, chiusi da mura romane che sono patrimonio mondiale dell'Unesco, restano tuttora sottoposti a coprifuoco al fine di «catturare terroristi» e «pulirli dagli esplosivi e dai residui».
Il 2 dicembre le forze speciali, l'esercito e la polizia hanno lanciato un'offensiva di grande ampiezza destinata a riprendere il controllo delle zone dove giovani militanti armati del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) avevano eretto barricate. Lo Stato maggiore ha annunciato questa settimana la fine della sua operazione con un bilancio di 279 morti nei ranghi del Pkk, che per Ankara è un'organizzazione terroristica. Non è chiaro quanti siano i poliziotti uccisi.
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