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Parte la sfida a Wall Street: gli Usa pronti alle contromosse

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L’ANALISI

Parte la sfida a Wall Street: gli Usa pronti alle contromosse

Il deal è fatto. Ma i grandi rivali americani sono tutt'ora in agguato, pronti a rispondere e, forse, anche ad attaccarlo direttamente per farlo saltare. London Stock Exchange e Deutsche Boerse hanno raggiunto ieri l'accordo per una fusione che intende dar vita ad una mega-borsa da 30 miliardi di dollari tutta europea, in grado di sfidare ad armi pari i colossi degli Stati Uniti. Ma proprio questi ultimi protagonisti, la cui leadership appare adesso minacciata, non hanno affatto rinunciato a considerare le contromosse. Tra di loro, secondo indiscrezioni, restano possibili rilanci da parte di Intercontinental Exchange, l'Ice che controlla il Nyse, e del Chicago Mercantile Exchange, che avevano già fatto sapere, esplicitamente nel caso di Ice o informalmente in quello del Cme, di essere interessate a studiare offerte per la borsa di Londra. Una piazza che fa gola anzitutto per le sue importanti attività nei derivati e nei servizi di clearing.

Un neonato gruppo Lse-Deutsche entrerebbe di diritto al primo posto per giro d'affari e al secondo, proprio tra Cme e Ice, per capitalizzazione di mercato nel novero degli exchange globali, che oggi per competere l'un con l'altro e contro vasti mercati alternativi quali Bats sono diventati sempre più grandi e diversificati nei loro servizi. Più ancora, la nuova borsa europea, fatti i debiti risparmi per sinergie e ulteriori investimenti, rivendicherebbe una posizione dominante in Europa e una significativa potenzialità di espansione sia in Asia che negli stessi Stati Uniti, anzitutto proprio nelle redditizie attività legate ai derivati. Una combinazione tra Lse e Ice, d'altro canto, regnerebbe per market cap sull'intero settore, superando di ben dieci miliardi l'attuale leader assoluto, il Cme.
La mobilitazione per studiare controffensive è resa anche più urgente dell'emergere, di recente, di altri potenziali rivali per l'Lse. La Hong Kong Exchanges and Clearing stava da tempo tenendo sotto osservazione i negoziati tra Londra e Deutsche Boerse per studiare eventuali mosse.

La partita rimane aperta perché ad aiutare una controffensiva dell'Ice o del Cme c'è l'insoddisfazione di almeno una parte degli azionisti per i termini di un'operazione europea tutta in titoli. Gli exchange statunitensi potrebbero mettere sul tappeto una proposta più allettante, con una significativa componente in contanti. La chiusura dell'operazione richiede in ogni caso che si rendano disponibili il 75% dei titoli di Deutsche Boerse e che il 75% dei soci dell'Lse si esprimano a favore della fusione. Contro il merger, quantomeno complicandolo, potrebbe inoltre giocare la tensione sulla possibile uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, dopo il referendum su Brexit previsto a giugno. Un esito davvero costoso per il business delle gravi scosse sulle prospettive di unità europee.
Queste sfide al cospetto della nuova super borsa del Vecchio continente emergono nonostante l'operazione sia stata orchestrata con il sostegno di ben undici banche internazionali e di 30 grandi banchieri. Un esercito che si spartirà un bottino di 85 milioni di dollari di commissioni stando alle stime di Freeman Consulting/Thomson Reuters. E che comprende numerosi istituti americani di primo piano si contano JP Morgan, Goldman Sachs per conto di Lse e Perelle Weinberg e Bank of America Merrill Lynch per Deutsche Boerse.

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