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A Bruxelles il giallo dell'immunità al direttore antifrode italiano

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la vicenda di giovanni kessler

A Bruxelles il giallo dell'immunità al direttore antifrode italiano

Giovanni Kessler  (Afp)
Giovanni Kessler (Afp)

In questi giorni all'interno delle istituzioni europee si sta consumando un vero e proprio intrigo internazionale. O meglio europeo. Tra vendette, corse a posti chiave (asso piglia tutto dei tedeschi e Popolari Europei in prima linea) e interessi lobbistici.

La vicenda, dai contorni ancora da chiarire, coinvolge il magistrato trentino Giovanni Kessler, figlio del leader DC Bruno Kessler, deputato DS dal 2001 al 2006, dal 2010 direttore dell'Ufficio antifrode Ue (Olaf), che sovraintende tutte le investigazioni sull'uso illecito di fondi europei, organo che quindi dovrebbe godere di piena indipendenza nel suo operato. Eppure così non sembra. Da alcuni giorni si rincorrevano voci sul sollevamento dell'immunità a Kessler per essere ascoltato dalle autorità belghe in merito alle procedure utilizzate nelle intercettazioni sul caso che nel 2012 portò alle dimissioni di John Dalli, maltese, ex Commissario Ue ( in quota al Partito Popolare Europeo ) responsabile per la legislazione sul tabacco e coinvolto in tangenti con lobby del tabacco sotto la Commissione Barroso.

In particolare si chiede chiarezza sul “suggerimento” che Kessler avrebbe dato a un testimone del caso Dalli, di registrare una telefonata corruttiva: una procedura ritenuta illegale dalle autorità belghe, ma non per la maggior parte dei paesi Ue e non, soprattutto, per le norme europee. Come si è detto da più parti in questi giorni, il “cavillo” della legislazione belga apparirebbe un pretesto per nascondere ben altri interessi. Dopo giorni di mistero e voci che si rincorrevano, il verdetto della Commissione ha creato un certo sconcerto: La Commissione Ue ha adottato nella sua riunione del collegio del 2 marzo la decisione di togliere l'immunità al direttore dell'Olaf Giovanni Kessler su richiesta ricevuta dalla procura belga ritenendola giustificata per parte degli elementi sollevati dalla magistratura- così afferma il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas- Questo permetterà alle autorità giudiziarie belghe di fare il proprio lavoro ma non mette in questione la presunzione di innocenza del capo dell'Ufficio anti-frode Ue >>. La decisione di togliere l'immunità sembrerebbe essere stata presa in seguito a pressioni del PPE sulla carica di Kessler, soprattutto da parte tedesca, che si pensa siano iniziate anche prima del caso Dalli e che sembrerebbero confermate da un susseguirsi di dichiarazioni. Sarebbe persino arrivata una lettera del presidente dei Popolari Europei Manfred Weber alla Commissione Europea, che non conferma e non smentisce di averla ricevuta.

L'eurodeputata tedesca della CDU e presidente della Commissione parlamentare per il controllo dei bilanci, Ingeborg Graessle nei giorni scorsi ha dichiarato: L'immunità del direttore dell'Olaf deve essere tolta . La questione riguarda il diritto del procuratore belga di indagare su possibili comportamenti scorretti nell'inchiesta sul caso Dalli>>. La Commissione inizialmente non aveva messo in discussione l'immunità di Kessler, la decisione è arrivata dopo oltre un anno, e dopo che Graessle ha fatto pressioni anche alla Commissaria per il Bilancio e le risorse umane Kristalina Georgieva. Tutto questo perché essendo l'Olaf un organismo indipendente, Kessler non sarebbe potuto essere rimosso in nessun altro modo se non con il consenso a dimettersi. E' solo da ottobre che la Commissione, forse intimorita da possibili attacchi del PPE, ha iniziato a chiedere le dimissioni di Kessler o un cambio di ruolo. Kessler non ha accettato e l'immunità è stata sollevata. Un giallo che si infittisce: stando a quanto riportato da un articolo pubblicato da Politico Europe, tra le note di spesa dell'eurodeputata tedesca Graessle figurerebbero pure i compensi a una consulente legale per occuparsi del caso Kessler e di possibili scorrettezze durante la condotta delle indagini sul caso Dalli. A intervenire contro il direttore dell'Olaf, anche il deputato dei Verdi José Bové. Viene spontaneo domandarsi se in realtà in gioco non ci sia soprattutto una poltrona dirigenziale ambita. E che si siano toccati troppi interessi lobbistici nelle investigazioni. Intanto il giornale tedesco Handelsbatt il 5 gennaio scorso scriveva Volkswagen avrebbe potuto vivere un tranquillo e sereno inizio d'anno, se non fosse stato per Giovanni Kessler>>. A sostegno di questa tesi qualche riga più sotto compaiono anche le dichiarazioni dell'eurodeputata Graessle.
Fatto sta che la nomina di Kessler non è andata giù ai popolari tedeschi fin da subito, forse perché non controllabile da nessuno e soprattutto perché non tedesco come il suo predecessore Franz Herman Bruner.
L'inchiesta belga farà il suo corso e si arriverà a dei chiarimenti su eventuali scorrettezze procedurali nelle indagini sul caso Dalli. Ma questa vicenda di intrecci internazionali sembra surreale: per la prima volta nella storia delle istituzioni europee è stata tolta l'immunità non per un comportamento contro gli interessi Ue ma per operazioni investigative svolte per conto e in difesa della Commissione Europea. Questo crea un precedente pesante per l'autonomia operativa dei funzionari e in particolare degli investigatori Ue. In più Kessler potrebbe essere il terzo funzionario italiano a saltare nel giro di poco tempo dopo Paola Testori Coggi, direttrice della DG Salute della Commissione Ue e Carlo Zadra, membro del gabinetto del Presidente dell'esecutivo Ue, Juncker.
L'Olaf, come dichiarato giorni fa, porterà la questione alla Corte di Giustizia Ue perché la revoca dell'immunità per un atto investigativo mette a rischio l'indipendenza stessa dell'Ufficio.

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