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Attacchi a Bruxelles, risposta della jihad all’arresto di Salah…

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CAPITALE BELGA SOTTO ATTACCO

Attacchi a Bruxelles, risposta della jihad all’arresto di Salah Abdeslam

  • –dal nostro corrispondente
L’esplosione all’aeroporto Zaventem di Bruxelles. (LaPresse)
L’esplosione all’aeroporto Zaventem di Bruxelles. (LaPresse)

BRUXELLES - A pochi giorni dal clamoroso arresto di Salah Abdeslam, uno dei responsabili dei sanguinosi attacchi di Parigi del 13 novembre scorso, il Belgio si conferma a rischio di terrorismo, dopo che questa mattina Bruxelles è stata oggetto di due drammatici attacchi all'aeroporto e nella metropolitana. Questo piccolo paese del Nord Europa si è dimostrato purtroppo uno dei retroterra dell'estremismo islamico sul continente.

Intervistato stamani dalla rete televisiva pubblica RTBF, André Jacob, ex responsabile belga del servizio anti-terrorismo della sicurezza dello Stato, ha imputato gli attacchi agli arresti degli ultimi giorni, spiegando che presumibilmente sono una risposta dell'estremismo islamico. Venerdì scorso, Abdeslam, 26 anni, è stato arrestato nel quartiere bruxellese di Molenbeek in una operazione di polizia a cui hanno partecipato poliziotti belgi ma anche francesi.

Politologi e sociologi si interrogano ormai da mesi sulle ragioni per cui il Belgio è stato il paese dal quale sono stati organizzati i recenti attentati parigini dove 130 persone hanno trovato la morte. Una cifra ha colpito gli osservatori. Il Belgio è il paese che in termini pro capite ha il numero maggiore di propri cittadini che sono andati a combattere nella guerra civile in Siria. La magistratura belga stima che 272 giovani belgi stiano combattendo nel paese mediorientale.

Vi è certamente un problema di integrazione della popolazione immigrata, e in particolare musulmana. Uno dei motivi è la presenza in questo paese di due forti comunità, quella vallone e quella fiamminga. I belgi vivono divisi in comunità a compartimenti stagno: leggono giornali diversi, studiano in università e scuole diverse, parlano lingue diverse. Chi non appartiene a nessuna delle due comunità e non è particolarmente integrato, tenderà a essere più facilmente di altri attirato dal radicalismo religioso.

In un volume del 2012 intitolato Belgique-België – Un état, deux mémoires collectives?, un gruppo di politologi belgi lascia intendere che il comunitarismo, associato spesso a forme di clientelismo, esclude l'immigrato mal integrato e che non si sente belga. L'emarginazione sociale può portare in alcuni casi all'estremismo religioso, soprattutto se la persona trova nella fede sicurezza e identità. Gli stranieri sono circa il 10% della popolazione. I musulmani sono il 6%.

Il secondo motivo è di ordine pratico. Il Belgio è un paese non solo federale, ma anche multilinguistico: si parla francese a Sud, fiammingo a Nord, tedesco a Est. Nell'interrogarsi sul radicalismo religioso in Belgio, alcuni osservatori puntano il dito contro un sistema delle forze dell'ordine troppo decentrato, nel quale le informazioni circolano male. Peraltro, da mesi ormai le principali città del paese sono pattugliate dall'esercito con l'obiettivo di dissuadere attentati e rassicurare le persone.

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