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Le nuove rotte. Migranti: Bulgaria via Mar Nero, Italia via Libia e…

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Le nuove rotte. Migranti: Bulgaria via Mar Nero, Italia via Libia e Albania, Marocco verso Spagna

Se l'accordo Ue-Turchia dovesse funzionare e riuscire a ridurre i flussi di migranti irregolari diretti verso le isole greche, cosa che non è affatto scontata a causa di una serie di difficoltà di applicazione sul terreno (la Grecia ad esempio non ha ancora approvato una legge che rende la Turchia “Paese sicuro” per i migranti) , c'è «una forte probabilità» che migranti e trafficanti aprano altre rotte verso l'Europa.

Quali? Quella che «attraverso il Mar Nero porta alla Bulgaria, quelle che attraverso la Libia o l'Albania conducono diritti all'Italia e quella che dal Marocco arriva in Spagna». A confermare il rischio di uno spostamento verso occidente dei flussi migratori è un rapporto dello European Policy Centre, think tank molto autorevole e ascoltato con sede a Bruxelles, dedicato all'accordo siglato venerdì scorso nella capitale belga.
Bulgaria, Italia e Spagna che hanno sentito avvicinarsi la tempesta hanno espresso chiaramente le proprie preoccupazioni di fronte a questa decisione fortemente voluta dalla Germania di Angela Merkel: Sofia, che ha un confine terrestre con la Turchia oltre che marittimo, aveva chiesto di essere inclusa nello schema di scambio degli immigrati irregolari ma senza successo; il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Garcìa Margallo y Marfil ha ammonito sul rischio che si riaprano le rotte del Mediterraneo Occidentale e dell'Atlantico; il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha affermato che l'accordo con la Turchia deve costituire un precedente per accordi con altri Paesi di transito sull'altra sponda del Mediterraneo.

Fantapolitica? Forse. Comunque è molto probabile, ha constatato Janis Emmanoulidis, direttore Studi dell'Epc, che «rimandare i migranti in Turchia e implementare con successo lo schema 1x1 (un siriano reinsediato nell'Ue dalla Turchia per ogni siriano irregolare rimandato indietro in Turchia dalla Grecia, ndr) spinga immigrati e trafficanti ad usare altre rotte potenziali».
I governi e le istituzioni dell'Ue «sono consapevoli di questi rischi - continua Emmanoulidis - infatti l'accordo Ue-Turchia dichiara esplicitamente che Ankara prenderà “qualsiasi misura necessaria” a prevenire» l'apertura di «nuove rotte marittime o terrestri per i “migranti illegali” dalla Turchia verso l'Ue».
Le conclusioni del summit dichiarano anche che il Consiglio Europeo «è `estremamente vigile´ per quanto riguarda possibili `nuove rotte per i migranti irregolari´». «Tenendo conto del fatto che la rotta attraverso la Libia potrebbe diventare ancora una volta molto attraente - ricorda l'Epc - come ha ammonito il primo ministro italiano Matteo Renzi, le conclusioni dichiarano che l'Ue è pronta a sostenere il governo di accordo nazionale come `il solo governo legittimo´ della Libia». Per l'Epc, in definitiva, «un ulteriore aumento delle pressioni migratorie da molte parti del mondo, specialmente nei Paesi del fianco sud dell'Unione, sembra piuttosto probabile». Per l'implementazione dell'accordo «molte cose possono andare storte e la maggior parte degli sforzi fatti nelle ultime settimane mirano solamente a contenere le conseguenze immediate della crisi», anziché affrontarne le cause.

Secondo l'Epc inoltre a natura volontaria del resettlement (reinsediamento di una persona bisognosa di protezione internazionale che si fa tra paesi Ue e paesi terzi ed è facoltativo, da non confondersi quindi con il ricollocamento che si effettua tra paesi Ue ed è obbligatorio), europeo dai profughi presenti in Turchia «costituisce uno dei motivi di preoccupazione», in quando anche se gli Stati membri dovessero partecipare al meccanismo volontario «non è affatto chiaro quanti siriani i singoli Paesi saranno disposti a prendersi e se il contributo di alcuni membri dell'UE sarà puramente simbolico». Senza contare che le 72mila persone poste come tetto massimo allo schema di riammissione in Turchia e all'intero sistema `uno a uno´ rappresentano «un numero ridotto» nell'accordo Ue-Turchia.

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