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Bce, nell’area euro inflazione negativa nei prossimi mesi. Per…

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il bollettino economico

Bce, nell’area euro inflazione negativa nei prossimi mesi. Per l’Italia nel 2016 «rischio scostamento»

La ripresa economica nell’area dell’euro “sta proseguendo, ma gli andamenti mondiali stanno pesando sulle prospettive di breve termine”. È quanto si legge nel Bollettino economico diffuso dalla Bce. Nel quarto trimestre del 2015, ricorda la Bce, il Pil si è mantenuto a un livello di circa il 3% superiore al punto di minimo toccato durante la crisi e inferiore di solo lo 0,2% rispetto al massimo pre-crisi del primo trimestre del 2008. Per la Bce, i dati delle indagini disponibili fino a febbraio di quest’anno “indicano una crescita moderata all’inizio dell’anno”.

Il rallentamento nelle economie emergenti ha pesato sulla crescita delle esportazioni nell’area dell’euro durante tutto il 2015, scrive ancora la Bce, e i fattori negativi hanno continuato a rafforzarsi nell’ultimo trimestre. Il Bollettino cita, in particolare, il rallentamento della Cina, la debole domanda Russia e la recessione in Brasile come fattori frenanti che sono stati controbilanciati “dal vigore della domanda nell’area dell’euro”. A livello settoriale, il valore aggiunto dei servizi ha superato il livello pre-crisi, favorito dal fatto che la ripresa in atto è in gran parte ascrivibile ai consumi privati, mentre ciò non è ancora avvenuto per l’industria delle costruzioni. La crescita degli investimenti ha acquisito slancio nel quarto trimestre, molto probabilmente per effetto degli investimenti in attrezzature per le costruzioni e altro tipo.

Dopo il pacchetto di misure deciso a inizio marzo e “tenendo conto delle attuali prospettive di stabilità dei prezzi, il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività” effettuati tramite il piano di Qe. Il Bollettino sottolinea che “in aggiunta alle misure varate da giugno 2014, attraverso l’insieme articolato di decisioni di politica monetaria assunte a marzo 2016, viene fornito un considerevole stimolo monetario al fine di contrastare i rischi più elevati per l’obiettivo di stabilita' dei prezzi della Bce”. È “cruciale”, sottolinea la Bce, evitare effetti di secondo impatto assicurando il ritorno dell’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% “senza indebito ritardo”. Il Consiglio direttivo “continuerà a seguire con molta attenzione l’evoluzione delle prospettive per la stabilità dei prezzi nel prossimo periodo”.

In prospettiva, sulla base dei prezzi correnti dei contratti future per l'energia, i tassi di inflazione nell’area dell’euro “si manterrebbero su livelli negativi nei prossimi mesi, per poi risalire nel prosieguo del 2016”. Successivamente l’inflazione “dovrebbe continuare ad aumentare, sorretta dalle misure di politica monetaria della Bce e dalla ripresa economica”. Il profilo dell’inflazione dei beni energetici, in particolare del greggio, “continua a incidere sull’andamento dell’inflazione complessiva”, scrive la Bce, ma anche le misure dell’inflazione di fondo, al netto dei beni energetici e degli alimentari, “non mostrano un chiaro andamento al rialzo”. In prospettiva, conclude la Bce, l’inflazione misurata sullo Iapc per l’area dell’euro, “si manterrebbe moderata nel 2016 per poi aumentare nel 2017 e nel 2018”.

Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro “ha continuato a ridursi ma rimane elevato”, scrive la Bce, ricordando che nel gennaio di quest’anno il tasso si è collocato al 10,3%, il livello minimo dalla metà del 2011. L’occupazione è costantemente aumentata dal 2013 e l’occupazione complessiva nell’area euro è salita di oltre due milioni di unità nel terzo trimestre del 2015. Tuttavia, dalla crisi si èosservata una divergenza tra il numero di occupati e le ore lavorate totali, principalmente per effetto di una flessione ciclica delle ore lavorative degli occupati a tempo pieno e di un incremento nell’utilizzo di occupati part-time, principalmente nel settore dei servizi. Misure più ampie di eccesso di offerta di lavoro, che tengono conto anche dei segmenti della popolazioni che si trovano in condizioni di occupazione a tempo parziale di natura involontaria o che si sono ritirati dal mercato del lavoro, rimangono elevate. Con circa sette milioni di persone (5% della forza lavoro) che lavorano attualmente a tempo parziale involontario per mancanza di un’occupazione a tempo pieno e con oltre 6 milioni di lavoratori scoraggiati, il mercato del lavoro nell’area dell’euro presenta probabilmente un eccesso di offerta di lavoro superiore a quanto indicato dal solo tasso di disoccupazione.

“Secondo le informazioni attualmente disponibili, per l'Italia vi sarebbe quest’anno il rischio di un significativo scostamento dai requisiti del braccio preventivo, anche qualora si decidesse in primavera di accordare maggiore flessibilità al Paese”. Così la Bce, basandosi sulle valutazioni della Commissione Ue. Le previsioni di inverno dell’Esecutivo europeo, ricorda la Bce, indicano per l’Italia una differenza di 0,8 punti percentuali tra il Pil per il 2016 e il percorso di aggiustamento richiesto. Rispetto alle previsioni dello scorso autunno, “il divario si è ampliato a causa delle spese aggiuntive inserite nella legge di stabilità per il 2016, che hanno aumentato l’obiettivo di disavanzo di 0,2 punti percentuali al 2,4% del Pil”. Oltre al rischio di scostamento significativo quest’anno, l’Italia “non rispetterebbe la regola del debito né nel 2015 né nel 2016”, si ricorda ancora. Con queste premesse, l’Eurogruppo ha rinnovato l’invito a varare le misure necessarie affinché il bilancio di previsione per il 2016 osservi le regole del Patto di stabilità e di crescita e, il 9 marzo, la Commissione ha comunicato le proprie riserve alle autorità italiane, dichiarando che valuterà in primavera se avviare una procedura per violazione del criterio del debito.

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