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Karadzic, 40 anni di carcere per crimini di guerra e genocidio in Bosnia

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la guerra DEI BALCANI

Karadzic, 40 anni di carcere per crimini di guerra e genocidio in Bosnia

Radovan Karadzic  (Afp)
Radovan Karadzic (Afp)

Radovan Karadzic è stato condannato a 40 anni di carcere dopo essere stato riconosciuto responsabile del genocidio di Srebrenica, oltre che per crimini di guerra e contro l'umanità. L’ ex leader politico dei serbi di Bosnia è stato riconosciuto colpevole di 10 capi di imputazione su 11, tra cui due per genocidio e 5 per crimini contro l'umanità, tra cui il coinvolgimento nel massacro di Srebrenica, che costò la vita a 8mila musulmani, e l'assedio di Sarajevo, che si concluse dopo quasi 4 anni e 10mila morti.

Karadzic è stato riconosciuto colpevole per la campagna di bombardamenti e assedio della città di Sarajevo, ha stabilito il Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) che ha letto la sentenza. In particolare è stato giudicato «penalmente responsabile» per omicidio, attacco ai civili e per aver terrorizzato Sarajevo nei 44 mesi di assedio della città. Il giudice ha inoltre stabilito che l’imputato «voleva eliminare i maschi bosniaci musulmani di Srebrenica.

Il criminale di guerra, originario del Montenegro dove nacque il 19 giugno 1945, nel paesino di Petnjica sul monte Durmitor, è uno psichiatra che viveva a Sarajevo da quando aveva 15 anni. All'inizio degli anni '90, alla vigilia delle prime elezioni pluripartitiche, Karadzic fa la sua apparizione dal nulla nella vita politica bosniaca. Con grande sorpresa dei non pochi amici e colleghi musulmani e croati, che lo ricordano come persona gentile, viene nominato leader del neo costituito Partito democratico serbo (Sds) per decisione, afferma, del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, e si erge improvvisamente, lui montenegrino, a paladino del nazionalismo serbo più radicale e a sostenitore di Milosevic nel suo disegno di dar vita alla 'Grande Serbia'.

Il 12 maggio 1992 è eletto presidente dell'autoproclamata repubblica serba di Bosnia e nei due anni successivi si pavoneggia spesso con indosso la mimetica e diventa uno dei volti simbolo dei più cruenti capitoli della guerra, dall'eccidio di oltre 8.000 musulmani di Srebrenica nell'estete del 1995, ai ripetuti cannoneggiamenti di Sarajevo, a campi di concentramento nella zona di Prijedor, e tanti altri casi di massacri, stupri, torture, saccheggi e pulizia etnica in tutta la Bosnia. Prima della fine della guerra, il 25 luglio 1995, il Tpi lo incrimina assieme al suo braccio militare, Ratko Mladic, per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità per fatti commessi tra l'aprile del 1992 e il luglio del 1995.

Il 27 giugno 1996, comincia all'Aja il processo in contumacia e il Tribunale emette un secondo mandato di cattura. Sotto le pressioni di Belgrado e dell'Occidente perché esca di scena, Karadzic abbandona ogni incarico e diventa latitante.

L’arresto dopo 12 anni di latitanza, il 21 luglio 2008, a Belgrado, dove viveva da diversi anni muovendosi liberamente e impartendo lezioni di medicina alternativa in giro per il Paese presentandosi come “Dragan David Dabic, psichiatra di Belgrado”. Quella falsa identità e l'aspetto di santone lo rendeva difficilmente riconoscibile, nascosto sotto una folta barba e capelli bianchi e lunghi: un cambiamento d'immagine semplice ed efficace, studiata a tavolino con l'aiuto dei servizi serbi.


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