Mondo

Siria, la confusa guerra occidentale all’Isis

  • Abbonati
  • Accedi
ANALISI

Siria, la confusa guerra occidentale all’Isis

Chi fa la guerra all'Isis? La dormiente intelligence occidentale, i ricchi amici arabi dell'Europa, la Turchia di Erdogan, gli Stati Uniti? Pare di no, visto che l'esercito siriano di Bashar Assad con l'appoggio dell'aviazione di Putin sta conquistando Palmira mettendo i fuga i jihadisti del Califfo Al Baghdadi. Il pessimo dittatore Assad con i suoi amici russi e iraniani è forse più utile degli ambigui alleati e complici dei jihadisti dell'Occidente.

Ricordiamoci che solo poche settimane fa l'Arabia Saudita e la Turchia, prima che Putin ritirasse le truppe di terra, minacciavano un intervento aereo contro i curdi siriani e il regime, non contro il Califfato, anche se questi due stati dicono di appartenere alla coalizione che fa la guerra allo Stato Islamico. Ma qualche segnale è arrivato anche in Turchia dopo i recenti attentati: la strategia di appoggiare gli islamisti forse è arrivata a fine corsa.

Quale guerra all'Isis stiano facendo gli occidentali non si capisce bene: gli Stati Uniti l'hanno dichiarata nell'estate del 2014 ma siamo nel 2016 e sia Mosul in Iraq che Raqqa in Siria sono ancora nelle mani dei jihadisti. Forse anche questa volta qualcun altro condurrà il conflitto contro il Califfato al posto degli occidentali che si limiteranno a meno pericolosi e impegnativi raid aerei. La fanteria la forniscono Assad e i curdi siriani ma poi non ci si deve lamentare di imbarazzanti situazioni diplomatiche e geopolitiche quando torneremo a sentire la litanìa che Assad se ne deve andare. Certo, dopo i massacri del regime, non è più riproponibile come leader della Siria ma intanto si deve trovare un'alternativa: a questo dovrebbero anche servire i negoziati di Ginevra, nel dialogo tra l'opposizione Damasco.

C'è tempo però: la guerra del Siraq terminerà soltanto con la caduta di Raqqa e Mosul, operazione politico-diplomatica assai delicata perché da qui scaturirà anche la definizione dei prossimi confini della Mesopotamia e del Levante e delle zone di influenza su cui eventualmente costruire nuovi stati federali.

E comunque se cade il Califfato che fine faranno i jihadisti? Verranno sterminati, la legione straniera sarà rimpatriata? Oppure il fronte sunnita troverà un modo per riciclarli? A questi interrogativi per ora non sa rispondere nessuno perché la prossima guerra al terrorismo sarà, come la prima nel 2001, assai confusa.

© Riproduzione riservata