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«Ho riconosciuto solo la punta del naso»

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Medio Oriente

«Ho riconosciuto solo la punta del naso»

  • –Laura Di Pillo

roma

«Sul viso di Giulio ho visto tutto il male del mondo». Senza lacrime, con compostezza e decisione la madre di Giulio Regeni torna a chiedere giustizia e verità sulla morte del giovane ricercatore scomparso al Cairo la sera del 25 gennaio e trovato morto, torturato, il 3 febbraio. Nel corso della conferenza stampa ieri al Senato a Roma i genitori di Giulio hanno detto no alle false piste fornite dall’Egitto e chiesto al Governo di agire con fermezza. Hanno raccontato la storia del figlio, ripercorrendo i due mesi in cerca della verità, fino alle fasi dolorose del riconoscimento del corpo, delle torture subite. «È dal nazifascismo - ha sottolineato la signora Paola - che noi in Italia non ci troviamo a vedere una situazione di tortura come quella che è successa a Giulio. Ma lui non era in guerra». Il viso di Giulio, ha aggiunto, «era diventato piccolo, piccolo, piccolo. L’unica cosa che ho veramente ritrovato di lui è stata la punta del suo naso». La signora Regeni ha raccontato di aver pianto pochissimo. «Ho un blocco totale - ha detto - che sbloccherò quando capirò cosa è successo a mio figlio». Domande infatti. Tante, troppe ancora senza risposta.

I genitori di Regeni hanno ribadito fiducia nelle istituzioni ma senza fatti concreti chiesto una risposta forte. Perché la vicenda «non è un caso isolato rispetto ad altri egiziani, e non solo. Per questo continuerò a dire per sempre verità per Giulio» ha detto Paola Regeni auspicando che «dall’Egitto arrivi collaborazione». Necessaria su una vicenda che mette a rischio le relazioni diplomatiche e commerciali, storicamente solide, tra i due Paesi. Troppe le ricostruzioni poco credibili, i depistaggi forniti finora dal Cairo, troppi i dubbi inaccettabili. Con il dato denunciato da Amnesty international: 88 i casi di tortura in Egitto nel 2016.

Intanto il 5 aprile è previsto l’arrivo in Italia di investigatori egiziani per un «incontro tra funzionari delle Polizie dei due Paesi e non tra Procure», ha chiarito Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani che ha partecipato all’incontro nella sala Nassiriya al Senato. E si attendono chiarimenti credibili. «Se il 5 aprile - ha detto Paola Regeni - sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro governo. Ma forte. Perché è dal 25 sera quando è scomparso Giulio che attendiamo una risposta su Giulio». Tra i dubbi circolati nei giorni scorsi anche quello che il ricercatore italiano collaborasse con i servizi segreti. «Non era una spia ma un ragazzo che studiava - ha replicato la mamma -, un ragazzo che con la sua apertura al mondo era un ragazzo del futuro». L’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia, ha precisato: «Sono stati sviscerati anche i conti correnti di Giulio. Non erano conti da spia» e ha chiesto che «la mobilitazione per la verità su Giulio non si fermi».

Senza una svolta «invitiamo il Governo italiano a richiamare l’ambasciatore al Cairo - ha detto Manconi - va avviata una revisione delle relazioni diplomatiche e consolari». E se non servisse, suggerisce, «c’è la possibile dichiarazione dell’Egitto come paese non sicuro. Sarebbe un chiaro segnale per i flussi turistici». «Bisogna capire se è utile sguarnire in questo momento una postazione come quella» è la risposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando che chiarisce: «Non si può escludere nessun passo».

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