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La Francia fa marcia indietro sulla revoca della nazionalità ai terroristi

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l’annuncio del presidente francese

La Francia fa marcia indietro sulla revoca della nazionalità ai terroristi

Il presidente francese Francois Hollande all’Eliseo (Reuters)
Il presidente francese Francois Hollande all’Eliseo (Reuters)

PARIGI - Altro che grande alleanza delle forze politiche di fronte al terrorismo! Con l'annuncio da parte del presidente François Hollande dell'abbandono della riforma costituzionale sulla decadenza della nazionalità francese per chi viene condannato per reati di terrorismo, i francesi hanno assistito questa mattina al penoso epilogo di una storia confusa e imbarazzante.

Tutto inizia il 16 novembre a Versailles, tre giorni dopo le stragi di Parigi. Davanti a deputati e senatori riuniti in Congresso, Hollande annuncia una riforma costituzionale che istituzionalizzi lo stato d'emergenza e soprattutto preveda appunto la perdita della nazionalità francese per i terroristi.

Fin dall'approvazione del testo da parte del Governo, il 23 dicembre, si capisce però che il cammino del progetto (che deve essere approvato dai due terzi dei parlamentari in seduta comune) sarà molto accidentato. La sinistra socialista contesta che il provvedimento sia limitato a chi possiede una doppia nazionalità, per evitare di creare degli apolidi. Ritiene infatti inaccettabile che si configurino due categorie di cittadini. In polemica con il premier Manuel Valls e Hollande, il 27 gennaio si dimette persino il ministro della Giustizia, Christiane Taubira.

A quel punto si decide di modificare il testo e di eliminare il riferimento alla doppia nazionalità. Questa versione viene approvata il 10 febbraio dalla Camera. Ma il Senato, a maggioranza di destra, reinserisce il passaggio sui “binazionali”.
Di fronte all'impossibilità di trovare un testo condiviso dalle due Camere, che consenta quindi di ottenere la maggioranza qualificata al Congresso, Hollande è costretto a gettare la spugna. Accusando la destra, ovviamente, e trascurando l'opposizione interna al partito socialista.

Certo, nel sottolineare che «la minaccia terroristica è più forte che mai» il presidente ha ribadito che si impegnerà «fino in fondo e con la forza necessaria in questa guerra». Ma lo spettacolo di una classe politica che non riesce a trovare un accordo “bipartisan” neppure in momenti come questi è desolante.

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