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Abdeslam sarà estradato in Francia

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Abdeslam sarà estradato in Francia

  • –Marco Moussanet

parigi

Entro un paio di settimane, il tempo di definire i dettagli dell’operazione, Salah Abdeslam verrà consegnato alla Francia. L’istanza competente della magistratura belga (la Camera di consiglio) ha infatti risposto positivamente alla richiesta presentata da Parigi con l’emissione del mandato di cattura europeo. La procedura, che può durare al massimo 90 giorni, è stata accelerata dalla decisione di Abdeslam, comunicata dal suo avvocato, di non opporsi al trasferimento e di essere anzi «disponibile a collaborare con le autorità inquirenti francesi».

Una volta in Francia – incarcerato probabilmente nella prigione di massima sicurezza di Fresnes – i magistrati dovranno cercare di strappare ad Abdeslam tutte le informazioni che certamente possiede, anche se continua a minimizzare il ruolo che ha avuto negli attacchi del 13 novembre a Parigi.

Unico sopravvissuto dei commando dello Stato islamico che hanno fatto 130 vittime nella capitale francese, Abdeslam, secondo il procuratore di Parigi François Molins, «ha avuto un ruolo centrale nell’organizzazione delle squadre» della morte, «contribuendo direttamente all’arrivo in Europa di molti dei terroristi», e nella «preparazione logistica degli attentati».

Di sicuro è che fosse in contatto con uno dei membri del “commando dei dehors”, ucciso dalla polizia a Saint-Denis, e ovviamente con il fratello Brahim, che si è fatto saltare in aria nella terrazza di un caffè. Inoltre è stato lui a portare a Saint-Denis i tre kamikaze dello stadio. Quanto alla sua personale missione, Abdeslam sostiene che avrebbe dovuto farsi esplodere allo stadio e che all’ultimo momento ha rinunciato, ma c’è il sospetto che avesse invece dovuto realizzare un attentato nel diciottesimo arrondissement di Parigi, come rivendicato dall’Isis, mai avvenuto.

Gli inquirenti francesi dovranno però collaborare con i colleghi belgi, perché è molto probabile che Abdeslam fosse in qualche modo coinvolto negli attentati del 22 marzo scorso a Bruxelles. Che sapesse che qualcosa si stava preparando e che conoscesse almeno due dei terroristi. Forse “l’uomo con il cappello” – il terzo del commando dell’aeroporto – al quale non è stato ancora dato un nome certo e che è tutt’ora ricercato. Sicuramente Najim Laachraoui – uno dei kamikaze di Zaventem – che era andato a recuperare in Ungheria in settembre (al ritorno dalla Siria) per riportarlo a Bruxelles.

Alcuni, almeno in Francia, ritengono persino che un interrogatorio “un po’ più aggressivo” di Abdeslam il giorno dopo il suo arresto a Molenbeek, avrebbe forse potuto consentire di ottenere delle informazioni utili sugli attentati che stavano per essere compiuti.

In relazione poi all’arresto – ad Argenteuil, nella cintura parigina – di Reda Kriket, formalmente incriminato perché ritenuto in procinto di compiere un attentato in Francia e nel cui appartamento è stato trovato un vero e proprio arsenale, poliziotti belgi e francesi hanno effettuato ieri una perquisizione a Courtrai, in Belgio, senza però trovare nulla.

Sul fronte politico c’è invece da segnalare il varo, da parte del Governo belga, di una legge (dalla dubbia efficacia) che prevede la firma di un “contratto” in base al quale ogni cittadino di un Paese extra-Ue che entra in Belgio per restarci più di un mese si impegna a integrarsi, a rispettare usi e costumi locali, a imparare le lingue ufficiali del Paese e comunicare ogni informazione di cui entra in possesso legata in qualche modo al terrorismo. In caso di violazione del “contratto” verrà espulso.

Quanto infine all’operatività dell’aeroporto, la ripresa dei voli è prevista per domani mattina.

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