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I dossier in bilico: da Industry 4.0 ai nuovi incentivi

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Medio Oriente

I dossier in bilico: da Industry 4.0 ai nuovi incentivi

  • –Carmine Fotina

ROMA

Federica Guidi lascia un ministero in perenne ricerca di un rilancio. Lo Sviluppo economico è un concentrato per certi versi unico di temi e competenze, ma negli ultimi anni (già prima del governo Renzi) si è assistito in modo più o meno evidente a uno spostamento di strategie e decisioni sulle policy e i grandi dossier industriali - vedi Ilva o Telecom Italia - verso via Venti Settembre o Palazzo Chigi.

Difficile ipotizzare in così poche ore già il nome del successore chiamato a sostenere e magari irrobustire l’azione di politica industriale, sebbene si possa immaginare tra le opzioni di più semplice realizzabilità l’upgrading del viceministro Teresa Bellanova, nominata appena due mesi fa e considerata molto in sintonia con il premier Matteo Renzi. Così come potrebbe avere sicuramente una logica un ritorno a via Molise, stavolta da ministro, di Claudio De Vincenti, che ad aprile di un anno fa aveva lasciato l’incarico di viceministro per assumere quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Voci indicherebbero anche l’opzione Vasco Errani. Ipotesi, per ora, considerando anche che nella prima fase Renzi dovrebbe tenere l’interim, magari almeno fino al delicato referendum sulle trivellazioni previsto per il 17 aprile.

Di certo si può già disegnare la mappa dei dossier più caldi. È pronto già da qualche mese (si veda Il Sole 24 Ore del 30 dicembre) il piano “Manifattura Italia” per la transizione del nostro sistema industriale verso il modello digitale 4.0: un progetto che Guidi avrebbe voluto lanciare pubblicamente in occasione dell’Internet day preannunciato da Renzi per fine aprile. C’è poi in lenta marcia al Senato - quasi un’agonia a dire il vero - il disegno di legge sulla concorrenza che proprio la Guidi aveva voluto portare a Palazzo Chigi, ormai più di un anno fa.

Tra i temi più strettamente operativi, va citata sicuramente la manutenzione del sistema degli incentivi: dalle normative per le startup e le Pmi innovative, in continua evoluzione, alla riforma del sistema di valutazione del Fondo di garanzia Pmi alla partenza di una nuova fase della cosiddetta “Sabatini bis” prevista per maggio.

Per quanto riguarda la gestione delle crisi aziendali ha già iniziato ad assumere il coordinamento proprio Teresa Bellanova dopo una serie di vertenze seguite personalmente dalla Guidi, anche con successo, come nel caso Whirlpool. La madre di tutte le crisi invece, il caso Ilva, continua a essere attentamente curata da Palazzo Chigi che monitora la procedura di cessione degli asset che dovrebbe portare a una cordata in maggioranza italiana. Resterà ad Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, il compito di far marciare il piano per la banda ultralarga che entro aprile dovrebbe vedere sbloccate le prime gare per investimenti nelle aree a fallimento di mercato. Dopo il passaggio a Bruxelles di Carlo Calenda, invece, il sostegno all’internazionalizzazione (a partire dall’implementazione del Piano made in Italy) è stato affidato a Ivan Scalfarotto. La stessa Guidi, negli ultimi mesi, aveva partecipato ad alcune missioni internazionali di grande delicatezza diplomatica, come quella in Iran insieme al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, e ne aveva guidato altre con gli imprenditori, ultima quella conclusasi tragicamente il 3 febbraio al Cairo dopo il ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni.

Industry 4.0, incentivi alle imprese, rilancio dell’Ilva, commercio internazionale sono tutti argomenti sul tavolo. Ma le attese per un rilancio del ministero sono anche altre. Guidi lascia nel giorno della designazione del nuovo presidente di Confindustria. Ed è inevitabile attendersi dal prossimo ministro anche uno scatto su nuove policy per l’industria o sul potenziamento di misure giudicate dagli industriali ancora poco incisive come l’attuale credito d’imposta per la ricerca. Su questi aspetti lo staff della Guidi già da alcune settimane sta contribuendo al provvedimento sulla “finanza per la crescita”, il cosiddetto Investment compact 2, il cui coordinamento politico a questo punto, almeno fino a un avvicendamento, sembra sempre più appannaggio del ministero dell’Economia e di Palazzo Chigi.

L’ex presidente dei Giovani industriali di Confindustria (Guidi ha ricoperto la carica dal 2008 al 2011) aveva iniziato la sua esperienza governativa respingendo gli attacchi per un conflitto d’interessi che veniva ricondotto all’azienda di famiglia, la Ducati Energia, un caso di incompatibilità poi escluso dall’Antitrust. Nel comunicato ufficiale diffuso in serata, l’addio dopo due anni definiti di «splendido lavoro» lascia ora presagire il ritorno a tempo pieno all’attività di imprenditrice.

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