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Libia, riunione blindata per il governo

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Medio Oriente

Libia, riunione blindata per il governo

  • –Roberto Bongiorni

Quando la prima riunione di un nuovo esecutivo, deputato a governare su un Paese molto esteso, avviene tra le mura di una base navale, blindata per l’occasione, significa che la strada da percorrere per i nuovi ministri del Governo libico di accordo nazionale (Gna) è tutta in salita.

Nell’incontro avvenuto ieri, a cui hanno partecipato il premier designato, Fayez Serraj, sette componenti del Consiglio presidenziale, e alcuni ministri, la sicurezza delle istituzioni nella capitale è stata al centro dell’agenda. Come raggiungere l’obiettivo è ancora da capire. Buona parte del Governo islamico di Tripoli, e una parte consistente del Parlamento di Tobruk, che controllano rispettivamente la Tripolitania e la Cirenaica, sono ancora ostili al nuovo Governo.

Il colloquio telefonico tra il ministro italiano degli Esteri, Paolo Gentiloni, e il primo ministro designato libico, Serraj, restituisce con efficacia il clima di tensione che regna a Tripoli, una città dove il futuro premier è stato costretto a sbarcare per mare e ad asserragliarsi, appunto, in una base navale da cui non è ancora uscito. Secondo una nota diffusa dalla Farnesina Serraj avrebbe riferito che, pur senza essere avvenuti nuovi scontri, il quadro resta caratterizzato da evidenti tensioni. Il neo premier ha poi confermato la determinazione del Consiglio presidenziale a procedere nel dialogo con tutte le parti libiche per consolidare il governo di accordo nazionale (Gna) e avviare la stabilizzazione del Paese. Gentiloni, dal canto suo, ha rinnovato l’appoggio italiano al Gna. Gentiloni e Serraj hanno infine concordato sul pronto invio da parte della Cooperazione italiana di aiuti di urgenza alimentari e medici capaci di garantire la cura di 30mila pazienti.

L’Unione europea sta facendo di tutto per sostenere Serraj. Ieri ha fatto scattare una serie di sanzioni contro tre esponenti libici accusati di aver ostacolato il governo di unità. Nomi importanti. Khalifa al-Gwell, il premier del Governo parallelo di Tripoli insediatosi nell’agosto del 2014 dopo aver conquistato la capitale con la sua milizia di tendenze islamiste. Stessa sorte per il presidente del suo Parlamento vicino ai Fratelli musulmani, Nouri Abu Sahmain. Ma anche il presidente del Parlamento di Tobruk, quello in teoria riconosciuto dalla comunità internazionale, Aguila Saleh, è incappato nelle stesse misure. Le sanzioni consistono nel congelamento dei beni e nel divieto di viaggio. Erano già state messe a punto in gennaio ma tenute in sospeso.

«Il trasferimento a Tripoli è stata una decisione autonoma dei libici ed è stato un passo positivo e importante», ha detto Martin Kobler, l’inviato dell’Onu per la Libia. Che ha poi aggiunto: «Esiste una roadmap chiara. Il consiglio presidenziale nomina un governo di unità nazionale che verrà approvato dal parlamento di Tobruk», e quindi «i due governi, Tripoli e Tobruk, dovranno consegnare il potere».

Una dichiarazione - quella di Kobler - che somiglia più a una speranza. Anche se molti parlamentari delle due opposte fazioni hanno sposato la causa del Gna, una parte del Governo di Tobruk, e una ancora maggiore di quello islamico di Tripoli, non sembrano intenzionate a fare le valigie. Una buona notizia arriva però dal Cairo: «L’Egitto considera l’arrivo del Consiglio presidenziale del governo di concordia nazionale preseduto da al-Sarraj nella capitale Tripoli un passo postivo e importante nella direzione dell’applicazione di una soluzione politica», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ahmed Abu Zeid. Pur di sbarazzarsi del Governo di Tripoli, controllato dai Fratelli Musulmani, il Cairo ha preso le distanze dalla linea di Khalifa Haftar, il potente generale libico che sostiene, nemico di Tripoli ma ostile anche al Gna.

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