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Perché l’Fmi è il miglior «nemico» della Grecia

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il debito di atene

Perché l’Fmi è il miglior «nemico» della Grecia

L'Fmi è il miglior “nemico” della Grecia? Possibile? Vediamo con ordine. Nella trascrizione della ormai famosa conference call pubblicata da WikiLeaks tra il responsabile europeo del Fondo monetario internazionale, Poul Thomsen, e la sua responsabile ad Atene, emerge la strategia negoziale di far salire la tensione ad Atene tirando per le lunghe le trattive, portare la Grecia sull'orlo del default e costringerla ad accettare la impopolare riforma delle pensioni. Una ricostruzione che ha consentito al premier greco, Alexis Tsipras, di mandare una lettera grondante indignazione al direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde e chiedere che il Fondo esca dalla partita per sempre.

Ma conviene davvero alla Grecia espellere il Fondo dalla trattativa? Nelle trascrizioni della conference call appare altresì la volontà di costringere, con la stessa tecnica del rischio default, la Germania di Angela Merkel, ad acconsentire a una riduzione del debito greco che viaggia al 180% del Pil. Germania che oggi sa bene che Atene è un elemento portante del costoso accordo sui migranti per il rimpatrio verso la Turchia. Irritare Atene potrebbe avere conseguenze gravi sull'efficacia dellaccordo e la sua tenuta.

La trascrizione della conference call del Fondo suggerisce inoltre che l'Fmi accetterebbe un surplus primario del 2018 rivisto all'1,5% rispetto al 3,5% chiesto dagli europei, che sono però meno intransigenti sui tagli alle pensioni. Gli europei, come al solito, danno un calcio al barattolo, cioè spingono il problema più avanti, ma non pongono le basi per risolverlo nel medio periodo.

Il danese Thomsen, che per l'Fmi ha seguito la vicenda greca fin dall'inizio, spinge perché i paesi europei offrano una maggiore riduzione del debito se l'obiettivo del surplus al 3,5% non dovesse essere raggiunto, cioè spinge per una soluzione di lungo termine. Posizione tecnocratica senza visione politica? Possibile ma gli europei, Germania in testa, non vogliono andare nei rispettivi Parlamenti o Bundestag a chiedere il difficile consenso per ridurre i debiti verso la Grecia ed evitare l'ennesimo attacco all'euro in relazione al referendum di giugno sulla Brexit. Una posizione che non pare possa fare molta strada.

L'Fmi, invece, sa che per rendere sostenibile un percorso di ripresa economica si deve scegliere se aumentare l’austerità o ridurre il costo del pagamento dei debiti. E la risposta è sia l'uno che l'altro. Ecco perché la proposta del Fondo può diventare il cavallo di Troia con cui Atene potrebbe arrivare alla tanto agognata riduzione del peso del debito. Altrimenti Atene si ritroverà a vivere un'Odissea senza l'approdo di Itaca.

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