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Chi sono i due avvocati di Panama che gestiscono i conti dei potenti

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Analisi e inchieste

Chi sono i due avvocati di Panama che gestiscono i conti dei potenti

Nelle ore in cui Pascal Saint-Amans, direttore del centro di politica e amministrazione fiscale dell'Ocse, dice che Panama, paese dello scandalo per conti e società offshore con vip, leader e grandi banche di tutto il mondo coinvolti, è «un passeggero clandestino in un mondo che si normalizza», Ramon Fonseca Mora, uno dei due avvocati dello studio legale attorno a cui ruota questo gigantesco giro di soldi e affari, replica che le rivelazioni sulla maxi evasione fiscale «sono un attacco contro Panama» perché «ad alcuni paesi non sta bene che siamo così competitivi nell'attrarre aziende». Si sente vittima di una «caccia alle streghe» e «di una campagna internazionale contro la privacy». L'autodifesa di questo avvocato ma anche scrittore secondo le biografie che circolano su internet spiega bene il legame che Fonseca Mora ha con il suo paese d'origine: non un semplice luogo in cui ha stabilito vita e lavoro ma un intreccio di attività e interessi che dura da quarant'anni. Nel 1997, assieme a Jurgen Mossack, 68enne anche lui panamense ma di origine tedesca - figlio di un ufficial

e delle Waffen-SS secondo Le Monde e il consorzio di giornalisti che ha lavorato ai Panama Papers - Fonseca Mora fonda lo studio di ingegneria fiscale che durante la dittatura di Manuel Noriega si specializza nella creazione di società di copertura. Nel frattempo rimane sempre vicino agli ambienti politici, diventa vicepresidente del partito nazionalista al potere dal 2014, si lega all'attuale capo dello Stato Juan Carlos Varela. Negli anni lo studio legale Mossack Fonseca diventa un piccolo impero, Fonseca Mora è talmente potente che viene nominato consigliere del presidente della Repubblica - incarico che lascia pochi giorni fa perché, dice, vuole dedicarsi ai suoi affari - ed è presente durante i consigli dei ministri. Un professore di diritto storico oppositore di Noriega assicura a Le Monde che nulla trapelerà degli affari di Mossack Fonseca, nessuno a Panama parlerà perché lo studio legale gode di protezioni governative.

I due soci che comunque da qualche giorno erano già sulla difensiva, probabilmente perché sapevano della bufera in arrivo, si sono sempre divisi i ruoli in modo speculare, Mossack gestisce gli affari quotidiani, il cuore di una società che dà lavoro a 500 persone in tutto il mondo, non esita a paragonare la sua attività all'industria dell'auto. Sostiene infatti Mossack che quando si creano centinaia e centinaia di società offshore, alcune inevitabilmente sono destinate a finire nella mani di personaggi corrotti, ma ciò attiene alla natura del business, non è colpa loro come non è colpa di chi fabbrica un'auto. Il 63enne Fonseca è invece uomo per tutte le circostanze, si vanta con gli amici di essere un «uomo da Vinci» perché i suoi interessi vanno dalla politica alla legge, dagli affari alla letteratura e la filantropia; è autore di una mezza dozzina di romanzi e da giovane considera l'idea di farsi prete.

Invece dei voti, prende la via della Svizzera, diventa un burocrate delle Nazioni Unite a Ginevra, periodo nel quale inizia a interessarsi e conoscere il mondo dell'offshore. Fonseca stesso ha raccontato che a un certo punto lascia l'Onu, crea un suo piccolo ufficio in città, assume una segretaria e inizia a creare e vendere società. Subito dopo inizia la collaborazione con Mossack.

Dal 1977, anno di fondazione, lo studio legale si espande e apre uffici in 44 Paesi fra cui le Bahamas, Cipro, Hong Kong, Svizzera, Brasile, Jersey, Lussemburgo, Isole Vergini, e gli Stati Uniti - in particolare gli stati di Wyoming, Florida e Nevada. Si guadagna la reputazione di leader nella finanza offshore «straordinariamente riservato» come da definizione dell’Economist. I suoi uffici o ccupano tre piani di un palazzo tutto in vetro con a pianoterra uno studio dentistico, sorvegliati da guardie all’entrata che squadrano dalla testa ai piedi i visitatori. Non è consigliabile neanche fare una foto ricordo da fuori: racconta un reporter di Vice che quando ci ha provato col suo iPhone, una donna che tornava dalla pausa pranzo ed entrava nel palazzo si è messa a gridare e ha dato l’allarme.

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