Mondo

Libia, il governo di Serraj ora è più forte. A Tripoli…

  • Abbonati
  • Accedi
la difficile stabilizzazione

Libia, il governo di Serraj ora è più forte. A Tripoli riaprono le ambasciate

Per come si erano messe le cose - un rocambolesco arrivo a Tripoli dal mare, quasi in clandestinità - il Governo di unità nazionale sta compiendo dei passi incoraggianti. E lo sta facendo in tempi più rapidi del previsto.

Il fatto che ieri si sia riunito il Consiglio di Stato, che ha subito eletto il suo capo, Abdulrahaman Al-Suwahli, è una buona notizia. Come lo è lo scioglimento di parte del Governo di salvezza nazionale, l'Esecutivo di tendenza islamiche insediatosi a Tripoli nell'agosto del 2014.

Oltre 70 deputati avrebbero manifestato il proprio appoggio al governo del premier designato, Fayez Serraj. Khalifa Ghweil, il premier del governo ombra, mai riconosciuto dalla comunità internazionale, non vuole però sentire ragioni. Ieri ha ribadito che non intende cedere i poteri, invitando i suoi ministri a non dimettersi, e minacciando azioni contro chi collabora con Serraj

Il neo premier è però riuscito a sorprendere il mondo per la sua capacità di creare consenso attorno a lui, in un Paese così diviso e turbolento. Dalle profonde regioni meridionali del Fezzan, il Consiglio delle tribù Tuareg ha accolto con favore il Governo di unità impegnando a «consolidare la sicurezza e la stabilità in tutte le città libiche».

Dopo essersi garantita l'alleanza di 10 città della Tripolitania, Serraj sta consolidando il potere. Per farlo era indispensabile avere prima di tutto il controllo delle istituzioni che gestiscono le riserve monetarie e le rendite petrolifere. Prime fra tutte la Banca centrale della Libia, che ha riconosciuto l'autorità del nuovo premier. La Banca amministrava e distribuiva le risorse petrolifere ai due governi rivali, e decideva come e quanto attingere dalle sue riserve valutarie.

Ottenuto il controllo del forziere della Libia, e della compagnia petrolifera di Stato, Serraj ha ordinato di congelare i conti dei ministeri e delle istituzioni pubbliche (non i salari dei dipendenti pubblici). Una decisione che risponde sia all'esigenza di controllare le spese sia a quella di non protrarre i finanziamenti a due Governi che dovrebbero cedere il posto al nuovo Esecutivo.

Le cose stanno dunque andando nella direzione auspicata. Passi in avanti che sono accolti con favore dall'Italia, Paese chiamato a guidare una missione internazionale per stabilizzare la Libia se il nuovo Governo libico dovesse richiederlo. A Tripoli è scattata la corsa a riaprire le rappresentanze diplomatiche. La prima è stata la Tunisia, che ha annunciato la riapertura dell'ambasciata. Chiusa dal 15 febbraio, l'Ambasciata italiana si starebbe attivando per riaprire in tempi brevi

Resta tuttavia la grande incognita del Parlamento di Tobruk, in Cirenaica, il solo riconosciuto come legittimo dalla Comunità internazionale dopo le elezioni del giugno 2014, e ora chiamato anch'esso a dimettersi. Gli occhi sono puntati su Khalifa Haftar, il generale “amico” dell'Egitto, impegnato nella sua guerra contro i movimenti estremisti. Haftar ha dalla sua parte diversi parlamentari. Ieri ha annunciato l'intenzione di sostenere «qualsiasi governo dovesse ottenere la fiducia del parlamento (di Tobruk)». Una risposta, quest'ultima, non troppo incoraggiante.

© Riproduzione riservata