Mondo

Design: Tokyo celebra l'italo-brasiliana Lina Bo Bardi

  • Abbonati
  • Accedi
Asia e Oceania

Design: Tokyo celebra l'italo-brasiliana Lina Bo Bardi

TOKYO – Con la mostra “Lina Bo Bardi-Architecture for All” allestita da Kazuyo Sejima, il museo Watari di Arte Contemporanea di Tokyo ha reso omaggio a una delle grandi figure dell'architettura e del design del Novecento. Sejima aveva gia' curato una mostra sulla designer italo-brasiliana alla Biennale: negli spazi triangolari su tre piani del Watari ha delineato un percorso panoramico affascinante sulle opere principali e la vita di una artista che tra l'altro visito' il Giappone due volte, ricevendone una notevole influenza. Ma il suo lavoro di promozione del potenziale culturale sociale di architettura e design gioca soprattutto sui poli integrati dell'italianita' originaria e della “brasilianita” acquisita. Nata a Roma nel 1914, dopo prime significative esperienze a Milano lascio' una Italia sfinita dalla guerra nel 1946 con il marito, il critico d'arte Pietro Maria Bardi.

Sejima ha voluto iniziare la mostra con la “Roadside Chair” (1967), semplicissima e dinamica: la sedia che ognuno puo' farsi da solo con dei rami, per la quale trasse ispirazione da quanto vide a fianco di una stradina a Salvador. Poi l'esibizione entra nel vivo con capolavori come il Museo d'Arte di San Paolo (1968, ancora oggi “Landmark” della citta', nonche' punto di convergenza per le manifestazioni politiche, pro o contro il governo), la Casa de Vidro (1951, prima sua convincente opera di architettura, costruita per se' integrando elementi di modernismo con tradizione e contesto naturale), la Capela Santa Maria dos Anjos (1978, una chiesa di rara semplicita' e bellezza) e la SESC Fabrica da Pompeia (1986, ex stabilimento industriale trasformata in centro culturale e ricreativo). Di quest'ultima Sejima ha voluto riprodurre a grandezza naturale una delle famose “Cloud Window” (che secondo una interpretazione sarebbero state ispirate dalle esperienze giapponesi dell'artista). Sejima ha anche presentato una sedia da lei disegnata (“Bid Drop Chair”) ispirata al piccolo laghetto di fronte alla Casa de Vidro, in una spazio accanto alle sedie disegnate da Lina per il soggiorno della sua abitazione in vetro. Spicca anche la “Bowl Chair” del 1951 realizzata da Arper. Non manca una collezione di manufatti artigianali da lei collezionati a Bahia.

“Lina aveva una formazione accademica molto forte – afferma Andre' Correa do Lago, esperto di architettura e diplomatico (oggi Ambasciatore brasiliano a Tokyo) -. Arrivata in Brasile con una visione molto europea dell'architettura , scopri' dimensioni piu' informali e popolari. Dopo una titubanza iniziale, ne resto' affascinata e fini' per diventare la piu' brasiliana degli architetti”. Alla mostra sono stati affiancati eventi di cultura brasiliana. Ma al piano sotterraneo del Watari, nella grande libreria, e' in scena un omaggio al design italiano.

Guarda il video

© Riproduzione riservata