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Cina: piano trentennale per diventare una superpotenza del calcio

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l’impulso del presidente xi jinping

Cina: piano trentennale per diventare una superpotenza del calcio

La passione e l’interesse del presidente cinese Xi Jinping per il calcio sono note da tempo. Occasioni ufficiali lo hanno immortalato mentre palleggia in pubblico, mentre gli viene donata una maglietta con il suo nome dietro la schiena, in posa a Manchester con il primo ministro inglese David Cameron e Sergio Aguero, attaccante del City. Da parecchio tempo si parla di un super-piano statale per far lievitare la competitività cinese sul piano calcistico internazionale e, già nei primi mesi del 2015, Xi Jinping aveva annunciato un programma decennale per potenziare le strutture calcistiche, per aumentare la popolarità del calcio tra i ragazzi e per far crescere circa diecimila calciatori in più ogni anno.

Oggi la Federcalcio nazionale ha pubblicato nero su bianco il piano strategico per far diventare la Cina una superpotenza mondiale del pallone entro il 2050, con l’obiettivo di coinvolgere 50 milioni di calciatori (tra bambini e adulti) entro il 2020. Altri obiettivi sono quelli di attivare 20mila centri sportivi dedicati e 70mila campi. C’è da colmare subito un importante gap, se soltanto in un’occasione (nel 2002 in Corea-Giappone) la Cina si è qualificata ai campionati mondiali di calcio e se il presidente Xi ha dichiarato di voler vincere la coppa del mondo entro 15 anni.

Certo, c’è da credere che i cinesi si impegneranno al massimo per raggiungere il risultato, vista la capacità di sfornare atleti di altissimo livello in tutte le principali discipline sportive (i Giochi Olimpici insegnano). Anche se per raggiungere il successo nel calcio non basta solo un piano strategico, per quanto ambizioso, ma servono anche conoscenze, esperienza, cultura, tradizione.

Il piano - come nella più consueta tradizione dei sistemi a pianficazione statale - prevede tappe a breve, medio e lungo termine, incluso l’obiettivo di avere un campo da calcio ogni 10mila abitanti entro il 2030. Ovviamente si prevede che le squadre di club diventino tra le migliori in Asia (sempre entro il 2030), mentre entro il 2050 la Cina dovrà svettare nel calcio mondiale e contribuire in maniera significativa al movimento calcistico globale. Al momento, invece, il Paese del Dragone si trova all’81esimo posto nel ranking Fifa, dietro nazioni come Haiti, Panama e Benin. Si sono verificati anche fenomeni di corruzione, con 33 tesserati (tra calciatori e dirigenti) cacciati dalla Lega per aver truccato partite ufficiali.

Già oggi, comunque, il fenomeno calcio è in vistosa crescita: basti pensare che nelle ultime due sessioni di mercato il valore degli scambi è stato di 250 milioni di euro (l’anno precedente era stato di 170 milioni e quello ancora prima di 100 milioni). Per fare qualche esempio, la Roma ha venduto all'Hebei China Fortune l'attaccante ivoriano Gervinho per circa 18 milioni di euro e l'Inter ha venduto allo Shanghai Shenhua il centrocampista Freddy Guarin per 13 milioni. Giocatori in piena attività come il 26enne brasilino Alex Texeira o il nazionale colombiano Jackson Martinez scelgono di lasciare l’Europa (Shaktar Donetsk e Atletico Madrid) per passare nel campionato cinese a suon di soldi (rispettivamente 50 e 42 milioni di euro).

Il club che più ha contribuito al cambio di passo nel football cinese è il Guangzhou Evergrande, finora unica squadra del Paese a vincere la Champions League asiatica con Marcello Lippi in panchina, e la cui proprietà è detenuta al 50% dal fondatore e proprietario di Alibaba, Jack Ma. Oggi l’interesse combinato del governo e delle imprese private (specie dopo il successo del Guangzhou), con l’incremento dei contratti di sponsorizzazione e una redistribuzione dei profitti tra le squadre delle due leghe principali, sta rendendo sempre più interessante l’affare calcio anche a livello economico, mentre capitali cinesi potrebbero presto entrare anche nella proprietà di squadre europee.
(M. Do.)


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