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Dopo Kerry, Obama verso una storica visita a Hiroshima

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Dopo Kerry, Obama verso una storica visita a Hiroshima

HIROSHIMA - La prima visita di un segretario di stato americano a Hiroshima - avvenuta in occasione del G7 dei ministri degli esteri - prepara quella che sarebbe una visita di ancora maggiore importanza storica e simbolica: quella del presidente Barack Obama, che potrebbe avvenire a fine maggio dopo il vertice G7 di Ise-Shima. Per la verità il capo della diplomazia statunitense John Kerry, nella conferenza stampa finale a Hiroshima, non si è sbilanciato. Ma ha osservato che l'intero G7 ministeriale ha invitato tutti i leader politici a venire a Hiroshima e ha affermato di sperare che il presidente - come del resto ha già lui stesso indicato - possa prima o poi visitare la città martire dell'atomica.

Oltre a depositare una corona di fiori al cenotafio delle vittime, Kerry ha visitato (lasciando un messaggio) il Museo Memoriale della Pace, che illustra gli orrori provocati dalla bomba. Una esperienza, ha detto, che personalmente non dimenticherà mai. Non ha pero chiesto scusa a nome dell'America, anche per non provocare polemiche in patria che renderebbero più difficile la visita di Obama: meglio non restare intrappolati nel passato, ha svicolato, e guardare al futuro facendo tesoro delle lezioni passate. A sorpresa Kerry ha anche detto che il leader nordcoreano Kim Jong Un dovrebbe guardare allo straordinario esempio per il mondo dell'amicizia tra gli ex nemici Stati Uniti e Giappone. Nulla, insomma, è irreversibile.

Anche ambasciatrice Caroline Kennedy, presente alla conferenza stampa, ha ascoltato la stoccata del Segretario di Stato al candidato presidenziale Donald Trump, che in un comizio ha detto che in fondo Corea del Sud e Giappone potrebbero difendersi da soli acquisendo in proprio l'arma atomica, senza pesare sui contribuenti statunitensi. “Va contro tutto quanto perseguito da qualunque presidente americano, repubblicano o democratico, nell'intero dopoguerra”, ha sottolineato Kerry, rilevando che Una Tokyo o una Seul con l'arma atomica sarebbero in contraddizione palese con gli obiettivi di non-proliferazione e di graduale disarmo nucleare enfatizzati anche nel G7 ministeriale di Hiroshima. Kerry, infine, ha citato esplicitamente i suoi colloqui con il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni (avvenuti a Roma e in questa occasione, e di prossima replica) come fondamentali per supportare il più che mai necessario processo di stabilizzazione della Libia.

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