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Buona carta per l’Italia ma procedere con cautela

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L’ANALISI

Buona carta per l’Italia ma procedere con cautela

  • –di Alberto Negri

In Medio Oriente, afferma Henry Kissinger, l'Iran vanta la più antica e sofisticata tradizione strategica. E anche con l'Italia gli strateghi di Allah sciiti dimostrano di saperci a fare: con le nostre cospicue linee di credito il presidente Hassan Rohani ha trionfalmente candidato il premier Matteo Renzi a tornare «il primo partner europeo di Teheran». Per le imprese italiane è un'ottima notizia, gli iraniani gongolano e pensano all'umore nero di turchi, sauditi ed egiziani, al punto che Rohani non ha fatto un piega alla proposta di Renzi di insediare «un tavolo sui diritti umani», argomento ipersensibile nella repubblica islamica accusata di usare la forca a tutto spiano.

In Arabia Saudita si mozzano le teste ma le proteste sono più rare e l'attenzione nei confronti dell'alleato storico di Washington si è destata soltanto quando Riad ne ha tagliate 40 in un giorno, tra cui quella dello sceicco sciita Al Nimr, provocando l'ennesima crisi nel Golfo. Anche nella pena di morte c'è un doppio standard. Gli strateghi iraniani sono astuti. Loro hanno bisogno di noi e noi di loro. Dopo il caso Regeni ci stiamo giocando in parte l'Egitto, i sauditi hanno come partner privilegiati americani, francesi e anglosassoni, che vendono armi a piene mani mentre Riad investe a casa loro, e inoltre gli iraniani sanno perfettamente che gli Stati Uniti non lasciano cadere una briciola dal tavolo, al punto che hanno salutato il viaggio di Renzi con un bel seminario del consolato di Milano sulle sanzioni a Teheran.

Una sorta di grazioso promemoria Usa: rimangono in piedi le sanzioni legate al terrorismo e alla vendita di armamenti che colpiscono società e dirigenti legati ai Pasdaran che con la Guida Suprema e le Bonyad, le Fondazioni, controllano il 70% dell'economia. È con le loro società che si fanno i grossi affari, inutile nasconderselo: i riformisti, che pure hanno colto un buon risultato alle ultime legislative, non hanno in mano le leve del potere. Così come permangono le misure finanziarie che colpiscono le banche americane ma anche quelle europee con riserve in dollari e che operano negli Usa. Ecco perché le nostre linee di credito in euro sono più preziose di quanto non si possa immaginare.

Il regime degli ayatollah resta un osservato speciale degli americani, di Israele ed è il principale nemico, con varie sfumature, del fronte sunnita capeggiato dai sauditi. Incontrando Rohani, la Guida Suprema Ali Khamenei e lo “squalo” Hashemi Rafsanjani - il triangolo di vertice degli sciiti che decide la pace e la guerra dall'Iraq al Libano, dalla Siria allo Yemen - Renzi sta imprimendo un'accelerazione alla politica estera italiana: non è una scelta di campo, e non può esserlo per un Paese vulnerabile come l'Italia, ma sicuramente non passerà inosservata in Medio Oriente, Oltreatlantico e in quell'Israele di cui questo governo sembra molto amico. Tanto è vero che Renzi, per parare le osservazioni più critiche, ha citato Prodi, Andreotti e Moro come i suoi precursori. Ogni tanto, quando serve, si scongela anche la memoria dei padri nobili della politica italiana in Medio Oriente e nel Mediterraneo.

Il problema, come dice anche l'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi, è non cadere in tentazione. Sopravvalutare la carta iraniana per esempio, sia sotto il profilo politico che economico. È evidente che l'Iran e l'Arabia Saudita siano oggi i due principali antagonisti della politica regionale nel Golfo e nel Levante mediterraneo e finora non sono serviti molto i tentativi di ricomporre posizioni distanti e conflittuali. Ne ha fatto le spese pure l'Opec dove per ritrovare l'unità dei produttori petroliferi adesso siede al tavolo di mediazione la Russia che al Cartello non ha mai appartenuto. Dopo la firma dell'accordo sul nucleare l'Arabia Saudita percepisce ogni gesto conciliante verso Teheran come un tradimento, ma al di là delle reazioni isteriche di Riad gli stessi sauditi stanno cercando con le missioni di re Salman in Egitto e in Turchia di ricucire il fronte sunnita. La carta iraniana è brillante e fascinosa ma non può essere l'unico asso nella manica.

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